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Le elezioni regionali ci consegnano un dato chiaro, trasparente, scevro da ogni possibile fraintendimento: i partiti contano. Eccome! E per partiti intendiamo le forze strutturate, quelle che conservano un radicamento sul territorio fatto di circoli, sezioni, luoghi di discussione e aggregazione. Quei partiti che non hanno del tutto ceduto alla logica della liquidità, talvolta tendente alla “liquefazione”, e pur proiettati nella complessa storicità del 21esimo secolo non si sono completamente sbarazzati dell’esperienza novecentesca.

Ciò che vale sul piano generale vale anche qui, nel Sannio, terra che tante volte ha vissuto in controtendenza rispetto a dinamiche di ordine superiore.

In provincia di Benevento, in particolare, il Partito Democratico ha mostrato una consistenza che in tanti – alla vigilia delle elezioni – gli avrebbero negato. Un consenso spalmato in maniera più o meno omogenea su tutto il territorio testimonia di una riconoscibilità chiara e di una persistente identificazione tra l’elettore e il “proprio” partito. Il profilo istituzionale e del fare di Erasmo Mortaruolo – sommato alla verve della Pepe – hanno fatto il resto, determinando così le condizioni per fare del Pd la prima forza elettorale del Sannio.

E ciò che è vero per il Pd lo è, mutatis mutandis, per “Noi Campani” di Clemente Mastella. Sfido chiunque a non aver identificato – almeno sul piano psicologico – il variopinto campanile di “Noi Campani” con quello più datato e sobrio dell’Udeur. Certo, niente più Ministri e capi di governo a far bella mostra di sé nelle feste di Telese, ma al mutare della forma e del simbolo non cambia la sostanza: il radicamento e le relazioni sui territori restano; pertanto, i voti arrivano.

In misura minore, dato il disastro elettorale che ha travolto il centro-destra, la stessa logica è valsa per Fratelli d’Italia: di gran lunga primo partito nel Sannio all’interno dello schieramento a sostegno di Caldoro.

Ma per restare nell’alveo del centro – sinistra, e per chiudere, c’è un altro dato che merita una sottolineatura: la corposa consistenza dell’ampia “area democratica”. Senza voler ripercorrere la storia delle frazioni e delle frizioni che hanno determinato una pluralità di candidature all’interno dell’area sopra menzionata, non si può non sottolineare che i voti ottenuti da liste come quella di “De Luca Presidente” e (un po’ meno) “Fare Democratico” – i cui candidati sono oggettivamente espressioni di quell’area – se sommati a quelli del Pd intercettano più del 30% dell’elettorato sannita.

Certo, qualcuno potrebbe legittimamente obiettare, in politica il “gioco delle somme” è arte effimera. Vero. Ma nel Sannio l’area democratico – progressista dimostra solidità e forza. E questo è un dato inequivocabile.