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Un solo, disperato, colpo di pistola sarebbe stato fatale ad Alessandra Mazza, la 35enne morta tragicamente nel giorno di San Valentino ( e San Modestino, patrono di Avellino) colpita dal padre Costantino. Subito dopo un altro colpo, altrettanto fatale, è bastato all’uomo per finire anche la sua vita, dopo quel gesto estremo compiuto verso la giovane figlia.

Questi i primi esiti degli accertamenti effettuati sul posto, sotto il pergolato della residenza di famiglia sita in Contrada Bosco dei Preti, dove subito dopo l’ora di pranzo si è consumata la tragedia familiare mentre mamma Maria era in casa, ma le sono bastati gli pochi secondi all’ascolto di quel rumore di sparo per rendersi conto di quanto accaduto e allertare, purtoppo invano, i soccorsi.

L’esame esterno sui cadaveri di papà e figlia è stato eseguito sul posto dal medico legale Carmen Sementa, incaricata dal sostituto procuratore di turno Antonella Salvatore,  che a breve sarà fissata anche la data per l’esame medico legale su entrambi i corpi, attualmente nel reparto di tanatologia dell’Ospedale Moscati di Avellino a disposizione dell’Autorità giudiziaria.

A lavoro anche la Squadra Mobile di Avellino con il primo dirigente Gianluca Aurilia che, giunti immediatamente sul posto con gli uomini della Scientifica, hano rinvenuto una accanto all’altro i corpi di padre e figlia.
Una tragedia che, nella sua crudeltà, presenta pochi contorni da chiarire, ed infatti non si esclude che l’autopsia sulle due salme possa limitarsi per la chiarezza della dinamica anche ad un esame esterno per liberare le salme e permettere alla signora Maria e l’altro figlio Giovanni (non presente al momento dei fatti ndr) di poter salutare per l’ultima volta i propri congiunti.

Un dolore che sta unendo l’intera città di Avellino dove Alessandra era molto conosciuta e benvoluta. Tutti ricordando il sorriso e la dolcezza di quella ragazza dai grandi occhi verdi, profondi e limpidi a ricordare l’infinità, e una vita vissuta al massimo, da intendersi fino in fondo in ogni suo attimo con la passione, l’energia, l’entusiasmo delle piccole e grandi cose di chi ama la vita.
Basta scorrere il profilo social di Ale per vedere come le piacesse il mare, gli animali, come amasse i suoi amici, e come in ogni foto il suo sorriso fosse contagioso di allegria.

Una energia spesso messa a dura prova dalla fragilità emotiva che viveva la donna fino ad alterarle l’umore e la psiche, fino a provocare turbamento al papà, perchè in fondo un genitore vorrebbe che ogni figlio vivesse al massimo la propria vita e le proprie emozioni solo nella declinazione di felicità, e mai di dolore o inadeguatezza.

Un dolore che si è fatto spazio anche nell’animo di Costantino e che poi è diventato disperazione fino al tragico epilogo.