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Le classi del biennio dell’IIS “E. Fermi” di Sturno, nell’ambito del progetto sulla legalità, hanno avuto l’occasione per riflettere sul rapporto tra società civile e mondo della giustizia e sul modo in cui la percezione della magistratura è cambiata nel tempo.

La legalità è un ideale in movimento da diffondere nelle scuole e fuori dalle scuole. Cambiare è anche aprire i cancelli e le aule della Corte di Cassazione agli alunni che, hanno fatto il loro ingresso tra le statue silenziose ed i velluti purpurei, sedendosi nell’aula dove si riuniscono le Sezioni Unite. È qui che i magistrati hanno accolto e illustrato ai ragazzi temi che attraversano il mondo dell’attualità e della loro vita e di cui di spesso sanno qualcosa solo dal loro smartphone o dagli echi di qualche trasmissione televisiva. Ma forse il vero cambiamento è stato tentare di spiegare ai giovani, nell’edificio che più di ogni altro simboleggia il valore della giurisdizione, come funziona un processo e come si forma la prova, come si orienta l’iter decisionale, facendo così anche comprendere, chi sono i magistrati.

E se è vero che attualmente l’opinione pubblica, reduce da due anni di pandemia, è assorbita da ben altre emergenze, è innegabile che il tema della giustizia debba essere costantemente al centro del dibattito perché da esso si misura la tenuta democratica di un paese. Aprire le porte ad un rapporto più diretto ed informato tra mondo della giustizia e cittadino, magari istituzionalizzato e trasfuso in eventi che non abbiano il carattere dell’episodicità ma siano invece una sorta di “laboratorio permanente”, potrebbe essere il mezzo più potente per debellare false verità, equivoci più o meno artatamente creati, disinformazione e cattiva informazione. Al cittadino comune si richiederebbe lo sforzo di avvicinarsi ad una realtà semisconosciuta da apprendere direttamente dagli addetti ai lavori e senza l’apposizione di filtri che ne deformino l’immagine.