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Avellino – L’aggiudicazione dell’appalto per la fornitura di una impiantistica relativa a sei centraline di controllo, che saranno installate lungo il tratto di fiume Sabato più esposto, e cioè da Pianodardine a Tufo, promosso dalla Provincia di Avellino, certamente è qualcosa di importante e che va nella direzione giusta per una seria politica di salvaguardia ambientale del bacino fluviale. E’ giusto ricordare che l’iniziativa promossa dalla Provincia di Avellino segue a distanza di poche settimane la nuova campagna di prelievi e controlli effettuata dal Dipartimento di Avellino dell’Arpac che conferma il dato allarmante che persiste per il fiume della Valle del Sabato nel quale   sono stati riscontrati valori  batterici e relativi ad altre sostanze organiche ben  140 volte superiori ai limiti massimi consentiti  dalla normativa in materia. Purtroppo nel tempo il fiume Sabato è diventato il collettore naturale sia degli scarichi fognari abusivi che di quelli non correttamente trattati da diversi  impianti di depurazione sia pubblici che privati, in particolar modo prossimi alle aree produttive e industriali. Come ha già dichiarato il Dott. Franco Mazza, nella qualità di Presidente dell’Associazione “Salviamo la Valle del Sabato” e dell’Associazione “Medici per l’Ambiente” di Avellino,  il monitoraggio è certamente utile ai fini della conoscenza del livello di inquinamento ma non risolutivo perché non ferma gli atti di  degrado che periodicamente si verificano. Ecco perché riteniamo che insieme alla meritoria iniziativa dell’installazione delle centraline la Provincia debba svolgere un ruolo di coordinamento istituzionale promuovendo una vera e propria task force da attivare con i Comuni, Arpac, N.O.E., ASL, Forestale e Associazioni per realizzare una mappatura di tutti gli scarichi presenti lungo l’intera percorrenza del tratto interessato. Solo individuando gli abusi  e procedendo a una dura ed esemplare azione sanzionatoria si metterà in discussione questo agire delinquenziale  che dura oramai indisturbato da decenni nel mentre un intero sistema di habitat tra i più preziosi della provincia si è trasformato in uno degli scempi più vergognosi e pericolosi d’Italia.