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Tufo (Av) – Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa del Coordinamento”NO al biodigestore, SI’ al Greco di Tufo“:

“Il Sindaco di Chianche, allo scopo di sostenere la sua imperterrita e sempre più isolata scelta di realizzare un mega-impianto industriale in una zona improponibile per le tante e documentate ragioni che hanno sostenuto un fronte sempre più ampio di soggetti legati al territorio dell’area del “Greco di Tufo”, della Valle del Sabato e dell’Irpinia intera – fronte le cui posizioni sono state corroborate da autorevoli voci di fama e rilievo scientifico nazionale e internazionale – ora ricorre a mezzi comunicativi che sfociano in una propaganda che suona inadeguata rispetto al rilievo e alle ricadute di certe scelte politiche. Infatti è intervenuta una recente deliberazione della Giunta comunale di Chianche che, in modo non propriamente rispettoso delle essenziali prerogative istituzionali, ancor prima di essere pubblicata all’Albo Pretorio è stata divulgata attraverso i mass media a mo’ di spot pubblicitario, con tanto di narrazione magnificante le straordinarie doti di questo biodigestore.

Vorremmo sommessamente ricordare che la Regione Campania ha approvato uno studio di fattibilità per realizzare un biodigestore aerobico, cioè senza produzione di gas, tanto che su quel progetto è stato somministrato un primo anticipo di finanziamento e vi è stato il pronunciamento interlocutorio del TAR di Napoli.  Invece il Comune di Chianche ha effettuato ancora una modifica – la terza, per la cronaca – del piano industriale a farsi, prevedendo, dopo una mutazione dall’anaerobico all’aerobico con relativo sostegno di argomentazioni tecniche, il ritorno alla ipotesi iniziale, quella di tipo anaerobico, che – com’è ormai noto, produce un compost di scarsa qualità, inutilizzabile, destinato a discarica certa e a favorire – paradossalmente – l’incremento della locomozione dei camion non solo per la gestione delle fasi di ingresso, bensì pure per quelle in uscita dal biodigestore. Ma il Sindaco Grillo questa volta propone una sorta di nuovo impianto ibrido che, attraverso un fantomatico quanto complicato processo industriale, dovrebbe ripulire il compost nocivo come se fosse un secondo impianto, ma di natura aerobica. E per garantirne l’efficacia di questa mirabolante tecnica impiantistica, che non si capisce come possa essere contenuta nell’ambito di un finanziamento ottenuto per un altro tipo di progetto, assicura in prima persona la purezza dei rifiuti in arrivo da tutta la provincia e, in caso di emergenze – che non possono dirsi improbabili in questa regione – anche dalle altre province della Campania.

Tutto ciò nel tentativo di difendere a qualunque costo una dispendiosa opera industriale che, per l’allocazione prescelta, comporterà, tra l’altro, un pesante aggravio di costi in termini di spese infrastrutturali, espropri e gestionali di funzionamento, noncurante degli inviti provenienti da ogni parte a sospendere la procedura amministrativa. È appena il caso di ricordare che negli ultimi giorni da più versanti istituzionali sono pervenuti segnali di verso contrario all’ipotesi progettuale in discorso, a partire dai dubbi che hanno investito la stessa rappresentanza istituzionale regionale, proseguendo con il pronunciamento contrario del Ministro dell’Ambiente, con l’annuncio pubblico del Presidente dell’A.T.O della Provincia di Avellino di discutere in sede assembleare dei sindaci irpini il tema della eventuale nuova localizzazione dell’impianto in area che risponda agli essenziali requisiti di legge e alle esigenze di salvaguardia del territorio, sino alle riflessioni in ordine all’opportunità di ricorrere al sistema di compostaggio comunale e di prossimità, atto a generare maggiori benefici erariali ai cittadini,  risparmi per le finanze pubbliche e un controllo a chilometro zero della qualità dei rifiuti conferiti. 

Per queste ragioni noi continuiamo il nostro impegno, più che mai convinti della validità della battaglia in difesa del territorio irpino e per la promozione di una politica provinciale sostenibile dei rifiuti e del sistema ambientale più in generale, preparandoci, in caso avverso, al ricorso al Consiglio di Stato e a nuove e più forti mobilitazioni per giungere nel modo migliore alla soluzione conclusiva di questa battaglia di civiltà”.