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Montoro (Av) – Il castagno è una coltura che caratterizza profondamente alcune aree interne della Campania. In Campania le aziende agricole con appezzamenti a castagno conducono più del 20% della superficie agricola nazionale investita a castagno. In particolare, le province interessate sono quelle di Salerno, Avellino e Caserta dove si concentrano il 93% della superficie e il 97% delle aziende. Prima dell’arrivo del Cinipide in Italia, la Campania deteneva un primato non solo nella produzione castanicola nazionale, ma anche in quella mondiale. Il 60% della produzione castanicola nazionale è, infatti, assegnato alla Campania, e tale produzione rappresenta il 10% della produzione mondiale. L’emergenza fitosanitaria in corso ha, però, arrecato danni consistenti all’intera filiera castanicola campana e nazionale. Nel 2014, purtroppo, la castanicoltura campana ha registrato un nuovo record negativo, con una perdita produttiva che ha toccato il picco del 90% in vaste aree della Regione. Tra le prime cause dell’emergenza fitosanitaria in corso, è da annoverare il Cinipide galligeno del castagno, a cui seguono le infestazioni dovute ai parassiti endogeni delle colture castanicole campane e i cambiamenti climatici in corso in questa fase storica. In questo contesto, gli operatori castanicoli continuano a voler confermare il loro interesse alla filiera. A testimonianza di ciò vi è il riconoscimento europeo con la denominazione DOP sia per la Castagna di Serino che per il Marrone di Serino ottenute nel 2018.

L’Associazione Castanicoltori Campani con le proprie attività inserite nel progetto ITINERA, cofinanziato dalla “Fondazione con il Sud”, dà un contributo agli operatori della filiera con un manuale agronomico di facile comprensione e lettura per trasferire le innovazioni gestionali nei castagneti della regione Campania. Detto manuale è scaricabile gratuitamente dal sito del progetto ITINERA e dal sito dell’Associazione Castanicoltori Campani.