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Avellino – Sull’opera d’arte in Piazza libertà si registra  il critico intervento del consigliere dei Democratici per Avellino Barbara Matetich. Il consigliere affida ad una nota il suo disappunto partendo  dalle modalità del bando e dalla scealta compiuta dalla  commissione esaminatrice . Proprio sulla tempistica, le modalità e la divulgazione delle notizie che hanno riguardato tutta la procedura e anche la comunicazione alla città, è apparso stupito e meravigliato il responsabile del procedimento ingengere Gaetano D’ Agostino che ha precisato di non avere ancora fatto la determina di aggiudicazione, provvedimento che predisporrà nella giornata di domani. Ciò nonostante le notizie sull’esito della commissione, i cui lavori sono terminati nella giornata di ieri a tarda sera, sono state divulgate dall’Assessorato ai Lavori Pubblici  ad un solo organo di informazione cittadino. Probabilmente destinate a pochi intimi  visto che la fase di natura burocratico- amministrativa non è stata ancora espletata. Infatti secondo i dettami del bando alla scelta doveva seguire l’affidamento all’artista vincitore, quindi a Carmine Calò di Viallamaina, che dovrà firmare un contratto con il Comune. L’artista dovrà impegnarsi  a cedere tutti i diritti all’Ente di Piazza del Popolo e a non riprodurre le due grandi ali d’angelo in altre città.

L’intervento del consigliere Barbara Matetchi, intanto, restituisce  dure valutazioni sull’operato dell’Amministrazione targata Foti e la conferma della distanza assunta.

“E’ ben noto a tutti il mio prendere le distanze da un processo da me fortemente voluto e per il quale mi sono battuta, prima e dopo il voto favorevole dell’intero consiglio comunale, fino a raggiungere il traguardo che, però, ha perso di vista il suo obbiettivo principale. Parlo dell’opera d’arte da installare in piazza Libertà, ma soprattutto del processo che doveva accompagnare la posa in opera e le ambizioni, le aperture, le contaminazioni, la crescita culturale ed artistica alla quale questa grande opportunità avrebbe potuto portare. Ovviamente resto soddisfatta -almeno il mio lavoro non è andato perso- del fatto che per la prima volta anche in una piccola cittadina di provincia del Sud Italia venga applicata una legge del 1949, che le amministrazioni precedenti hanno ignorato, che tutela e promuove il nostro patrimonio artistico. Poi, però, mi sarei aspettata un atteggiamento moderno, libero, rivoluzionario nella sua applicazione. Ci sarebbe voluto un po’ di entusiasmo e un po’ di sana pazzia: avremmo potuto confrontarci con artisti che operano in altri contesti e avremmo potuto portare ad Avellino un po’ d’Europa…ma, tant’è! Ho già detto che, a mio parere, l’amministrazione aveva l’obbligo e il dovere non solo morale di: Dare massima diffusione in Italia e all’estero per promuovere questo avviso che tendeva ad incrementare un tema ed un patrimonio, quello dei beni culturali, di per sé molto fragile in Italia (eppure così non è andata perché i numeri consegnano la cifra di ciò che è stato: solo 9 gli artisti, quasi tutti nostri conterranei, che hanno presentato un progetto; troppo pochi rispetto a quello che doveva essere e troppo pochi rispetto alle addirittura più numerose richieste pervenute per poter accedere al titolo di componente, retribuito, della commissione esaminatrice dell’opera). Di nominare, immediatamente dopo la pubblicazione del bando (e immediatamente per me ha l’accezione letterale….non vuol dire tre mesi dopo) una commissione individuando (perché se no le manifestazioni d’interesse le facciamo solo quando fa comodo a noi o solo quando non sappiamo come fare) 2 artisti noti a livello nazionale che potessero concorrere, non solo alla selezione dell’opera, ma alla diffusione e sensibilizzazione del bando in oggetto. E invece, l’amministrazione, timida e poco incisiva come al solito, ha preferito delegare, non ha saputo, ancora una volta scegliere, assumersi responsabilità, approfondire, spaziare …nemmeno per una pratica che parla di bello e di bellezza. Detto questo i miei più vivi complimenti vanno all’irpino Carmine Calò, diplomato in scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli e docente presso il Liceo d’Arte di Avellino. Ora, le ali bronzee, di stampo neoclassico, aleggeranno pesanti su una piazza che invece è un ibrido tra l’incapacità di tutelare il “classico” e l’inadeguatezza dei moderni esperimenti architettonici. Aleggeranno pesanti sulle bande di bambini che giocano finalmente a pallone, la sporcizia che cresce, il verde che muore e il silenzioso brusio dell’indifferenza. Come unico punto di convergenza verticale avranno il gabbiotto dei bagni sul quale campeggeranno come un arco trionfale. Ché possano concorrere alla crescita del patrimonio artistico “riconosciuto” e che almeno le ali dell’anima, che danno un’aria di stampo “fascista”, dal punto di vista artistico, alla piazza, siano di buon auspicio ad un’amministrazione che di fatto continua a volare basso”.