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Avellino – Era il giugno del 2017 quando Monsignor Arturo Aiello si presentò alla nuova Diocesi di Avellino. “Arturo Aiello, cittadino di Avellino“. Esordì così nel suo saluto alla città, dal balcone del Palazzo Vescovile di Piazza della Libertà. Da quel giorno sono passati cinque anni – più o meno – qualcosa anzi molto è cambiato per la città di Avellino. Il Vescovo di Avellino non è solo il pastore delle anime di questa città, forse qualcosa in più. La provincia sotto un certo punto di vista è rifiorito.

Tante, anzi tantissime le opere realizzate da Aiello. Il primo tra tanti è il Polo Giovani di Avellino. Un vero fiore all’occhiello visto che funge da Seminario, ovviamente è aperto a tutte le associazioni e/o attività per la città. «Nn sarà un oggetto museale ma una nave da varare – spiegò nel corso dell’inaugurazione avvenuta nel luglio del 2020 –   Uno strumento per i preti che restano piuttosto che per il vescovo che è di passaggio. Un luogo che la città non potrà dimenticare».

Inaugurazione che vide anche la partecipazione del governatore della Campania, Vincenzo De Luca. Struttura che poco distante vede anche il Parco della Pace Giovanni Palatucci.  Tornato è tornato ad essere il polmone verde della città, uno spazio gratuito di aggregazione per giovani e adulti.

Uno degli artefici di questo “miracolo” è stato appunto Vescovo che stanco delle attese bibliche della burocrazia della regione Campania in merito ai finanziamenti promessi, ha deciso ancora una volta di fare di testa sua, e ha rimesso a nuovo anche i campi sportivi: addio dunque atti vandalici, ci sono spogliatoi e tribune tirate a lucido, balaustre e paratie nuove di zecca, uno spazio per il teatro e una “cattedrale” verde per celebrare Messa, in più il tocco di monsignore Aiello, accanto alle piante anche l’arte con statue che rendono suggestivo ancor di più l’intero giardino.

Il “miracolo” più grande, ovviamente facendo le dovute precisazioni, è certamente l’acquisizione da parte della Diocesi di Avellino della Chiesa dei Liguorini, uno dei patrimoni della città lasciato al degrado e all’incuria del tempo e degli uomini ormai da troppi anni.

Il complesso della chiesa e del convento dei Redentoristi, detti anche Liguorini, fu iniziato nella seconda metà del Settecento, dopo una missione predicata ad Avellino da sant’Alfonso Maria de’ Liguori fondatore della congregazione del Santissimo Redentore. Il collegio, con l’annesso oratorio dedicato alla Vergine Addolorata, è donazione del signor Carmelo Adinolfi, che realizzò il voto dei suoi antenati.

Il merito della fondazione va tutto al P. Amabile, il quale trasformò la villa in casa religiosa. I lavori durarono appena due anni e mezzo e l’oratorio primitivo fu trasformato in una chiesa gotica, consacrata il 16 settembre 1909 al Ss. Redentore e gravemente danneggiata dal terremoto del 1980. Successivamente ristrutturato, non fu riaperto. Le esigenze di spazio, a causa della crescente popolazione del rione San Tommaso, hanno fatto sì che i padri Redentoristi costruissero una nuova e ben più ampia chiesa. Ora l’obiettivo è restituire alla città una chiesa intrisa di storia. Aiello dalla sua ha restituito al territorio anche diverse chiese della provincia.  In ultimo, ovviamente non certo per importanza è l’avvio dei lavori per il Palazzo del Vescovado. L’intervento messo in campo dalla Diocesi di Avellino negli ultimi mesi per il rifacimento del palazzo della Curia, fortemente voluto in stile tardo Rinascimentale da sua eccellenza Monsignor Aiello. Il chiaro intento è impreziosire l’agorà cittadina provando allo stesso tempo a dialogare con tutti gli altri palazzi storici che puntellano l’invaso più grande di Avellino. Lavori avviati degli architetti della Curia, Modestino Picariello e Marino Nardiello, e la visione del vescovo. Insomma, una mano santa per l’intera città. Le parole espresse nel luglio del 2017, oggi sono più che realtà per Monsignor Aiello: «Oggi nessuna istituzione da sola riesce a raggiungere gli obiettivi: c’è bisogno sempre di una sinergia, nel piccolo tra la famiglia, la scuola, la parrocchia, come ai livelli istituzionali più elevati».