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Avellino – E’ cominciata ufficialmente l’era di Michele Marcolini sulla panchina dell’Avellino. A presentare il neo tecnico dei lupi ci ha pensato il presidente Walter Taccone: “Foscarini mi ha aveva confermato di avere delle riserve – ammette – Da qui abbiamo avuto l’incontro con Marcolini il sabato successivo. L’intensa è annuale con opzione per il secondo anno, mi auguro che questa possa scattare subito vorrà dire che i risultati hanno premiato la nostra scelta”.

“Sono entusiasta di essere qui – dichiara Marcolini – Ci tengo a presentare in primis il mio staff. Vincenzo Migliaccio e Giacomo Venturi, il preparatore atletico Marco Greco, mentre il preparatore dei portieri Carmine Amato che ormai conoscete da due anni.

Lo staff di Marcolini

 Mi sento molto orgoglio della possibilità che mi è stata data da parte della dirigenza biancoverde. Essere ad Avellino per me è motivo di vanto. E’ una piazza che ha la voglia di confermarsi in Serie B”. “Le parole le porta via il tempo. Bisogna dimostrare tutto sul campo. Lo scorso anno è stato molto soddisfacente per me. Con il Santarcangelo, la stagione precedente, non siamo mai stati immischiati nella lotta alla retrocessione. E’ stata una bella avventura soprattutto per via della stagione che si è capovolta in meglio. Ritrovando grande entusiasmo. In questi cinque anni ho maturato delle buone esperienze – continua Marcolini – Non c’è solo il gruppo, ma grande lavoro. La Serie B è sempre aperto ad ogni tipo di risultato. Il calcio è basato sulla professionalità. Noi dello staff dobbiamo essere da esempio per i calciatori. Non mi spaventa ciò, anzi, mi da grossi stimoli per lavorare al 100% trasmettendo i miei sentimenti alla squadra”. “L’unico che ha avuto continuità ad Avellino è stato Massimo Rastelli un esordiente. Spero di poter fare altrettanto bene. Immagino che il suo ricordo qui ad Avellino è molto positivo. Io credo che di base la cosa più importante sia il modo di porsi con tutti”.

Obiettivi – “La società mi ha messo a disposizione un gruppo di grande valore e potenzialità. Bisogna avere massima umiltà in partenza, ripeto, la B è durissima. La nostra idea è di mantenere la categoria confermando il massimo entusiasmo nella piazza. Non si ottiene l’entusiasmo con le parole, ma con le prestazione e il giusto atteggiamento. Mi piace avere una squadre intensa, ma soprattutto che renda la vita difficile ad ogni tipo di avversario”. 

Esperienze – “Ho avuto diversi allenatori, ma ho sempre avuto fortuna di incontrarli. Ognuno di loro mi ha lasciato molto. Cerco di portare l’esperienza che più mi ha segnato. Ogni allenatore è diverso. Ho costruito il mio staff così. Ho giocato a Sora e Bari, il giocare al Sud, va affrontato con grande entusiasmo. Da allenatore le pressioni cambiano”

Mercato – “Chiaramente abbiamo avuto qualche contatto. Qualche giocatore durante i miei spostamenti mi ha seguito. Soprattutto perché conoscevo la persona e il professionista. L’importante che ci sia l’idea chiara sul giocatore di cui abbiamo bisogno”.

Modulo – “Non sono uno a cui piace cambiare ogni quarto d’ora. In ogni modulo c’è l’interpretazione. Il 3-5-2 di base ti consente di avere il campo occupato al meglio. Non è per forza costruttivo questo pensiero. Nella passata stagione non avevo i giocatori per giocare con il 3-5-2 e mi sono adatto con il 4-3-3. Conta quello che si fa in campo non il numero”.

Derby – “In tutte le piazze ci sono partite particolari. Alla fine portano i tre punti come le altri, ma solo dal punto di vista numerico. Dal punto di vista psicologico possono cambiare radicalmente l’umore della piazza. E’ chiaro che queste partite ti aiutano molto”. “Io ho l’onore di rappresentare la città di Avellino nel mondo calcistico. Se nessuno ci da una mano sono obbligato a fare il campionato da solo. Se le persone non vengono a portare soldi sul tavolo per l’Avellino andrò avanti da solo”.