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Benevento – Arrivano “milligrammi” di distensione dalla conferenza stampa convocata da Altrabenevento, tra la stessa associazione ambientalista e Gesesa, sulla questione della concentrazione di tetracloroetilene in alcuni pozzi beneventani e precisamente quelli di Pezzapiana e Campo Mazzoni che riforniscono rispettivamente il Rione Ferrovia e il Rione Libertà. La presenza al dibattito del Presidente di Gesesa, Luigi Abbate, accompagnato dall’ingegnere Schiavo, è prova dell’assunzione di responsabilità dell’azienda in relazione alle problematiche sollevate dall’associazione ambientalista soprattutto per quanto riguarda la mancata pubblicazione dei dati sull’agente inquinante sotto osservazione.

Il punto focale della questione appare, però, non chiarito. Attestate le tracce nella falda e nei pozzi del tetracloroetilene, in quantità comunque sotto la soglia di allerta, resta ancora da comprendere da dove provenga tale inquinamento. L’Arpac parla di possibile contaminazione dalla pulizia dei binari ferroviari, Gesesa ipotizza un possibile inquinamento dalla zona industriale, ma di certezze nessuna.

“La mia presenza qui – ha dichiarato Abbate – è volta all’ascolto evitando polemiche sterili. Gesesa è aperta a tutti e soprattutto a chi ha sollevato dei dubbi sulla qualità dell’acqua di Benevento. Vogliamo capire perché ci sono tracce di questo inquinante; lo dico da medico prima che da presidente di Gesesa: la salute dei cittadini va tutelata. Nelle condotte – precisa Abbate siamo a limiti molto bassi e al di sotto della soglia di allarme, a livello del sottosuolo invece il dato è più alto e vogliamo capire da dove deriva la contaminazione in modo da eliminarla e per questo ci siamo già attivati. I cittadini devono sapere che nella rete l’acqua è adatta all’uso umano. Il monitoraggio c’è sempre stato e siamo certi che al momento questa sostanza non crea danni alla salute ma è chiaro che la teniamo sotto controllo. Il problema grave è la mancanza di un depuratore ma non credo sia giusto – conclude il Presidente di Gesesa – creare allarmismo e psicosi collettive”.

Lo stesso ingegnere Schiavo di Gesesa spiega che i controlli sono continui: “almeno 12 in un anno. I controlli li facciamo sempre e lo stesso fa l’ASL in autonomia segnalandoci solo eventuali allerte e superamenti dei limiti. La prossima volta pubblicheremo anche i dati del tetracloroetilene”.

Su tutta la questione, il Presidente di Altrabenevento, Gabriele Corona, insieme a Sandra Sandrucci, ha spiegato i motivi della preoccupazione, sollevando anche la questione della bontà dell’acqua beneventana: “La questione è molto semplice, noi abbiamo segnalato che in uno studio dell’Arpac del febbraio 2018 si fa riferimento alla presenza di tetracloroetilene nel pozzo di Pezzapiana che alimenta il Rione Ferrovia e il Centro Storico. Comunicazione avvenuta senza la pubblicazione dei dati e con una segnalazione di possibile provenienza contaminante dal lavaggio dei binari della ferrovia che sono vicini al pozzo incriminato. Da 12 anni la riscontravano – insiste Corona- ma a noi la guerra sulle cifre non interessa, non ha superato il limite previsto per legge per la potabilità? Meno male, altrimenti avrebbero dovuto arrestare tutte le autorità competenti.”

Di sicuro – sottolinea il presidente di Altrabeneventoha superato molto spesso il valore soglia per la qualità delle acque profonde; questo inquinante senza luce subisce trasformazioni che lo rendono ancor più pericoloso. Accertato finalmente che ci sono le tracce: 0.7 milligrammi per Pezzapiana e 1.1 per Campo Mazzoni, dato che non ci aspettavamo, vorremmo sapere da dove proviene”.

Corona ricorda pericoli passati che invitano a tenere alta l’attenzione sul tema: “Nel 2003-2004 c’è stato un picco di 4.1 microgrammi poi incredibilmente crollato a zero nei dati ufficiali per poi ricomparire: dunque la fonte inquinante permane”.

Ora – conclude Corona – con il Codacons abbiamo avviato un’indagine su altri livelli di inquinanti, come i nitrati, perché sappiamo che Benevento aveva due pozzi a Contrada Pantano, chiusi vent’anni fa proprio a causa dell’alta concentrazione di nitrati. Dunque attenzione anche a questo aspetto e alla qualità dell’acqua che bevono i beneventani che chiaramente è diversissima: la parte alta della città ha acqua molto buona del Biferno mentre quella bassa e popolare no”.

Un altro esempio delle grosse differenze e contraddizioni che vive Benevento.