- Pubblicità -
Tempo di lettura: 5 minuti

di Alessandro Savoia

Benevento – La questione arbitri ultimamente è uno degli argomenti più gettonati da parte degli esponenti delle società di calcio dilettantistiche del beneventano. Dalla Promozione alla Terza categoria, fino ai vari campionati di calcio giovanile: non c’è un turno di campionato senza una lamentela nei confronti della ‘giacchetta nera’. Abbiamo affrontato il discorso direttamente con Nazzareno Mignone, ex arbitro e da oltre due anni presidente della Sezione AIA di Benevento. “Purtroppo chi si lamenta spesso non fa il conto con le norme per il funzionamento degli organi tecnici arbitrali – dichiara Mignone -, che, peraltro, sono approvate dalla Figc. Sento dire da un po’ di tempo che gli arbitri sono giovani e che vengono mandati allo sbaraglio, ma non è proprio così, tutto viene fatto secondo le norme. Un arbitro per poter arrivare alle massime categorie nazionali e internazionali deve arrivare a dirigere un campionato di Eccellenza, la massima serie regionale, all’età media di ventidue/ventitre anni al massimo. E per far si che si rispettino questi standard nei campionati di Seconda categoria, già in capo al Comitato Regionale, bisogna impiegare essenzialmente ragazzi dai diciassette ai venti anni. A volte le polemiche sono legate a motivi ben diversi dalle singole prestazioni arbitrali che per forza di cose non saranno mai esenti del tutto da possibili errori. Se non si ammette un possibile errore, che sempre ci sarà indipendentemente dall’età dell’arbitro, è opportuno ricercare il problema altrove e molto spesso chi si lamenta pensa di essere depositario di verità assolute senza mai cimentarsi nell’analisi di fatti tecnici. Basta citare gli acronimi di D.O.G.S.O. o S.P.A. indicati nel regolamento del gioco del calcio per destabilizzare alcune certezze, di coloro che si spacciano per conoscitori del regolamento”. In effetti, dopo un’accurata lettura, il regolamento è così complesso e articolato che a volte è molto di difficile comprendere la valutazione dei fatti che non sempre sono noti.

Un arbitro va valutato sotto due aspetti principali – spiega Mignone -, quello della personalità e quello tecnico. Sul primo punto è davvero difficile analizzare la prestazione del singolo soggetto, poiché non siamo tutti uguali e ognuno vive la partita secondo le proprie emozioni. Di solito un arbitro debole di carattere e con poca personalità, che fa fatica ad imporsi ed essere leader in mezzo al campo, ha poche possibilità di fare carriera e nel giro di qualche anno lascia l’associazione. Mentre sotto l’aspetto tecnico c’è poco da aggiungere, poiché i nostri arbitri li stiamo formando nei migliori dei modi e al massimo delle nostre possibilità e secondo le disposizioni impartite dall’AIA. I nostri metodi sono efficaci, siamo del parere che stiamo portando avanti un buon lavoro sia a livello nazionale che regionale. Dalla nostra sezione non sono mai usciti arbitri allo sbaraglio e mai ne usciranno, va avanti solo chi merita per davvero”.

Un lavoro che sta iniziando a dare i primi frutti, insomma, considerando l’ottimo ‘prodotto’ che da tempo sforna la sezione sannita.

Stiamo raccogliendo delle belle soddisfazioni perché realmente stiamo facendo un ottimo lavoro di squadra – esclama Mignone -, che deve essere migliorato di anno in anno. Non dimentichiamoci che in Campania ci sono ben diciassette sezioni e la nostra, sebbene una delle piccole in termini numerici, risulta essere una delle più intraprendenti, visto che possiamo vantare di avere Paolo Formato, assistente in CAN B, Antonio Caputo, assistente in serie D, Oscar Ozzella, arbitro Cai (Eccellenza e Interregionale) e in odore di promozione, Antonio Rapuano, arbitro in Eccellenza, tra i primi in Campania, manco a dirlo ha diretto la finale di Coppa Italia di Eccellenza regionale tra Cervinara e Giugliano, Luca Cavalli, arbitro in Eccellenza, Francesco Russo, Fabio Vesce e Andrea Savoia in Promozione, ai quali seguiranno un buon numero di altri giovani arbitri in Prima categoria e altri di ampie prospettive già pronti per affrontare i campionati regionali dal prossimo anno. Un arbitro giovanissimo che viene inviato dalla nostra sezione, dunque, su campi di Seconda o Prima categoria, non sono per nulla sprovveduti, anzi sono preparati e pronti a quel tipo di gara, se poi di fronte si trovano giocatori poco propensi al dialogo o alla collaborazione allora diventa tutto più difficile e arbitrare in un determinato contesto sarebbe complicato anche per un arbitro più esperto. Io sono e resto dell’opinione che per evitare polemiche e accadimenti incresciosi sarebbe ideale che le società ponessero la giusta fiducia negli organi tecnici arbitrarli, altrimenti, pur continuando a lavorare con abnegazione e massimo impegno durante la formazione, gli arbitri sono e continueranno ad essere il bersaglio mobile nei momenti in cui prende delle decisioni che per i diretti interessati possono sembrare assurde, ma invece applicano semplicemente il regolamento. Ultimamente ho assistito ad un incontro dove un calciatore già ammonito, a causa di un infortunio esce dal terreno di gioco e vi resta per qualche minuto approfittando anche per rifocillarsi presso le panchine. Il calciatore sebbene in modo del tutto inconsapevole rientra sul terreno di il gioco senza l’autorizzazione dell’arbitro. L’arbitro lo vede e alla prima interruzione lo ammonisce, come da regolamento, per la seconda volta, mandandolo anzitempo sotto la doccia. Apriti cielo, è successo un parapiglia, l’arbitro per poco non veniva aggredito perché nessuno dei giocatori in campo, né tanto meno tra i dirigenti e allenatore, sapevano che in quei casi il giocatore va obbligatoriamente ammonito. Ecco, questo è un esempio per far capire che tutti siamo soggetti a sbagliare, ma sostenere che mandiamo arbitri allo sbaraglio non lo accettiamo”.