Benevento – Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa a firma di Federico Paolucci, in merito alla questione aree interne e sull’incontro dei Vescovi a Benevento.
“L’incontro dei vescovi italiani a Benevento sul tema della aree interne prosegue un percorso che la Curia arcivescovile Sannio-irpina sta portando avanti da alcuni anni. Si tratta di un impegno che vede la Chiesa colmare un vuoto politico che è il risultato di una stagione nella quale hanno prevalso gli slogan ai contenuti. A destra come a sinistra, passando per centri e centrini di improbabile futuro.
E che ha visto l’intera classe politica italiana colpevole e complice di aver avallato esigenze elettoralistiche senza aver saputo veramente riflettere sulle origini e sulle conseguenze di un processo di smembramento dello Stato che è in atto dagli anni ’90. quando entrambi gli schieramenti, pur di ingraziarsi l’elettorato del Nord, votarono la riforma nefasta del titolo V della costituzione.
Che introduceva la autonomia differenziata e lo strettamente connesso federalismo fiscale.
Il federalismo fiscale, per fortuna, non ha mai attuato pienamente l’autonomia differenziata, che consente alle regioni di regolare autonomamente alcune materie, prima di competenza statale, ma ha già prodotto conseguenze nefaste per il Sud.
Ora, bisogna intendersi: le aree interne sono una questione nazionale e non a caso le politiche ministeriali su questa abbracciano tutto lo stivale. L’autonomia differenziata è un meccanismo che penalizza solo il Sud e che non riguarda solo le aree interne. Attenzione quindi a non confondere le questioni.
Inoltre, la riforma del 2001,votata durante l’allora Governo Amato è già in vigore e per cambiarla è necessaria una legge costituzionale.
E’ interessante verificare nei programmi elettorali di tutti i partiti che si apprestano alla imminente battaglia elettorale, chi ha in programma un obiettivo di riforma istituzionale e costituzionale che preveda l’abolizione del titolo V, così come disegnato nel 2001 e preveda un ritorno delle competenze di alcune materie importanti allo stato (e abbiamo visto nel periodo dell’emergenza Covid come sia nefasta una gestione meramente regionale di alcune materie a cominciare dalla sanità; per non parlare della scuola). D’altra parte, come mi faceva notare argutamente il sen. Viespoli, che ho incontrato stamattina, ha poco senso prospettare una riforma presidenzialista se nel frattempo le competenze sono già di regioni e province (peraltro prive del suffragio popolare.
Quanto alle aree interne, il rischio della mancata differenziazione tra aree interne del nord e del sud, si risolva in un doppio vantaggio per quelle del nord e in un doppio svantaggio (ulteriore) per quelle del Sud”.