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Esplode la vicenda Ato. Il termine ultimo per adempiere alla diffida inviata trenta giorni fa dalla Regione Campania si è trasformato nel big bang politico dell’ambito territoriale deputato alla (prossima) gestione del sistema rifiuti nel Sannio.

Ma procediamo con ordine. Dopo sedici mesi di stallo, conseguenza della parità assoluta tra centrodestra e centrosinistra nelle elezioni di secondo grado del febbraio 2017, l’Ato – presieduto da Giovanna Tozzi (in quanto consigliere giovane), esponente di Alternativa Popolare – era chiamato entro oggi – pena il commissariamento da parte di palazzo Santa Lucia – a nominare il direttore generale della struttura e ad approvare il regolamento per lo svolgimento delle sedute.

Adempimenti che il Consiglio non era in grado di ottemperare, considerato che nessuno schieramento politico è maggioranza in assemblea.

Per evitare il commissariamento, in assenza di un accordo politico tra le parti, nella serata di ieri la presidentessa Giovanna Tozzi (in foto) ha proceduto con atto monocratico, nominando Luigi Fusco direttore generale. Scelta avallata dai leader dei due partiti politici che compongono oggi il centrosinistra sannita: Luigi Barone (coordinatore Alternativa Popolare) e Carmine Valentino (segretario Partito Democratico).

Decisione però non condivisa dai consiglieri Ato del Partito Democratico: Michele Napoletano, Michelantonio Panarese, Rossano Insogna, Vito Fusco e Fabrizio D’Orta. I cinque esponenti democrat, a quanto pare, sarebbero pronti a esplicitare pubblicamente, attraverso un documento, la loro posizione volta a sconfessare – di fatto – la linea sostenuta da Barone e Valentino, alla ricerca di un accordo istituzionale con il centrodestra.

Insomma, per superare lo stallo, i consiglieri del Pd propongono il passo indietro della presidente Tozzi, la nomina concordata di un nuovo presidente e del direttore generale e infine una gestione condivisa dell’Ambito. E ci sarebbe già anche una bozza di accordo tra questa parte e il sindaco di Benevento Clemente Mastella.

Emerge, dunque, in tutta la sua evidenza, una frattura interna al Partito Democratico sannita, con le due più alte cariche del partito, il segretario Valentino e il presidente Insogna, schiarate su fronti opposti.

E a prescindere da come finirà la vicenda Ato, un primo dato politico c’è già: l’unanimità che negli ultimi anni ha segnato ogni decisione importante del Pd sannita non esiste più.