- Pubblicità -
Tempo di lettura: 3 minuti

Benevento – La notte deve aver davvero portato consiglio. Ne è bastata una sola al Benevento dopo la scoppola con la Fiorentina per cambiare idea. Travolta da Vlahovic, la dirigenza giallorossa aveva subito ordinato silenzio stampa e ritiro. Un modo per ritrovarsi, per analizzare un periodo negativo che dura ormai da due mesi. Obiettivo chiaro: voltare pagina. Ci hanno impiegato appena 24 ore per adempiere a questi compiti Schiattarella e compagni, indubbiamente un ottimo segnale in vista del rush finale che dovrà portare il Benevento a centrare la salvezza. Tanto è infatti durato il ritiro di Venticano. Una “settimana dura“, come l’aveva definita Pasquale Foggia, condensata in un’unica, singola notte. Aveva invocato un confronto da uomini il direttore sportivo e bisogna credere che così sia stato se la società ha deciso di fare dietrofront.

Una scelta anche condivisibile facendo un salto indietro. Ordinare il ritiro per una squadra che non vince dal 6 gennaio, che in undici giornate ha racimolato appena cinque punti e che sta dilapidando il vantaggio accumulato sulla zona retrocessione equivale a dire: “Ora o mai più“. Significa giocarsi, da parte della dirigenza, l’ultima carta prima di arrivare a decisioni drastiche. Quali è facile immaginarlo non potendo di certo cambiare trentuno calciatori.

Il futuro di Inzaghi, insomma, si è ritrovato di colpo appeso a un filo sottilissimo, pronto a essere reciso in caso di ennesimo passo falso. Perdere sul campo della Juventus, si dirà, ci può anche stare per una squadra come il Benevento. Ecco, qui si pone il primo interrogativo: avrebbe senso legare il destino di SuperPippo alla sfida contro i Campioni d’Italia? La risposta è no, a meno di una eventuale clamorosa debacle. Il suo di destino, il Benevento, se lo giocherà in larga parte nei successivi confronti casalinghi con Parma (soprattutto) e Sassuolo.

In caso di sconfitta contro la Juventus, allora, cosa dovrebbe fare la società? Avrebbe potuto prolungare il ritiro prima di cancellarlo? Possibile, se non ci fosse però la sosta per gli impegni delle Nazionali. Due settimane a Venticano non sarebbero certo il massimo per l’umore di una squadra chiamata a preparare uno scontro diretto. Meglio ravvedersi subito, correggendo quella che era parsa fin dal principio una decisione dettata prevalentemente dalla frustrazione del momento. Una situazione evitabile. Sarebbe bastato pensarci su, senza ragionare di pancia. Sarebbe bastata una notte, quella di sabato, per per dribblare l’imbarazzo di rispedire tutti a casa dopo averli messi in fila dietro la lavagna. A riflettere, sia chiaro, non certo in punizione.