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Benevento-  I postini del beneventano sono in sciopero. Dalle 5:00 di questa mattina e fino alle 19:00 incrociano le braccia tutti gli addetti al recapito casa per casa della posta, una protesta in atto presso la sede di via dei Longobardi. I 250 dipendenti sanniti della Società Poste Italiane, ritenendo minacciato il proprio posto di lavoro, hanno incrociato le braccia aderendo alla protesta indetta da alcune delle sigle sindacali. Cgil, Cisal Cub e Uil hanno indetto lo sciopero, a differenza della posizione assunta dalla Cisl, secondo la quale l’iniziativa è inopportuna. I dipendenti addetti alla distribuzione della posta temono che ben 70 unità verranno a breve licenziati a ragione di un piano di ristrutturazione aziendale che prevederebbe un drastico ridimensionamento dei quadri organici. Peraltro, dicono ancora, almeno altri 60 di loro prestano la propria opera con turni di lavoro ridotto, dunque ricevendo un salario minore. Denunciano inoltre un mancato confronto con l’Azienda. Reclami anche da parte dei cittadini, in quanto il servizio sarebbe carente con la posta che non verrebbe consegnata o arriverebbe con alcuni giorni di ritardo. Quanto alla spaccatura sindacale, la Cisl viene accusata dagli altri Sindacati di avere o di tentare di stringere un accordo separato con la Direzione Provinciale di Poste Italiane. Infine hanno denunciato che i termosifoni presso la sede del rione Ferrovia sono rotti da 4 mesi, annunciando l’intervento dell’Arma dei Carabinieri.

I motivi dello sciopero si riferiscono al mancato accordo a seguito di un conflitto di lavoro del 15 novembre scorso attivato dalle organizzazioni sindacali Slc Cgil, Slp Cisl, Uil Post, Failp Cisal, Sailp Confsal, Ugl Com, scaturito dall’implementazione di un progetto aziendale con la consegna della corrispondenza a giorni alterni, frutto di un decreto del Governo Renzi che prevede tagli di trasferimento fondi a favore di Poste Italiane per garantire il Servizio Universale, autorizzato anche da Agcom con relativa delibera. La dirigenza aziendale campana, durante le riunioni previste dal conflitto, la prima a livello provinciale e la seconda a livello regionale, si è sottratta all’accordo sindacale come previsto dal vigente Contratto nazionale di lavoro, in merito alle ricadute conseguenti dall’implementazione di un nuovo progetto di recapito che producono effetti in termini di condizioni-carichi di lavoro, sicurezza e processi di ricollocazione-mobilità. Il progetto prevede, ai fini dell’implementazione di tutti i centri di Benevento, un taglio di circa 70 posti di lavoro con tutte le conseguenze possibili in termini di eccedenze di personale e servizio al cittadino ridotto, nonostante la tassazione rimanga invariata. Risultato finale: tasse uguali a minor servizio.  

Giseldo Rossi della Cgil ha lamentato una difficoltà relazionale con l’Azienda: “La riduzione a nostro avviso per la provincia sannita è del 50% mentre sulle provincie vicine il taglio del 30%. Questa la ritengo un’anomalia”. Rossi ha poi rimarcato: “Stimiamo che in tutta la provincia ci siano 70 posti di lavoro a rischio ma una sessantina di posti di lavoro sicuramente veramente ridotti”. Giovanni Romano della Slc Cgil ha sottolineato: “L’azienda si è sottratta ad un confronto serio soprattutto con le parti sociali ed è stato negato. La qualità manca è evidente“. Presente anche Enzo Mazzeo della Failp Cisal: “Molti uffici o chiuderanno o verranno ridimensionati e l’azienda fugge dal confronto sui carichi di lavoro che verranno in questa maniera raddoppiati”. Mazzeo ha attaccato poi alla Cisl assente allo sciopero odierno: “L’azienda non può avere sindacati di comodo. Mi auguro che i lavoratori si svegliano o che la Magistratura apra un’indagine”.