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Benevento – L’amarezza come compagna di viaggio. Il ritrovarsi ancora una volta a commentare quello che avrebbe potuto essere e non è stato. Come successo con il Parma, il Benevento fa il carico di rammarico ed è costretto a leccarsi le ferite. Il punto conquistato a Lecce, però, può rappresentare anche la parte mezza piena di un bicchiere che la Strega fatica a vedere colmo. Dal pari del “Via del Mare” la formazione di Caserta deve trovare la forza per ripartire, perché la vetta dista ancora cinque punti e perché il calendario le offre una serie ravvicinata di partite difficili ma non impossibili. Il mese di febbraio, come ammesso nel post partita dallo stesso tecnico di Melito di Porto Salvo, dirà molto sul destino dei giallorossi.

Il rammarico resta legato all’assenza di cinismo, mancato soprattutto ad Insigne. Vincere non avrebbe cancellato i problemi, tornati con il nuovo anno a bussare alla porta di via Santa Colomba, ma avrebbe aiutato ad affrontarli con uno spirito diverso. L’andamento del Benevento resta invece legato a quello delle altre, in un campionato dove (per fortuna) nessuna corre spedita verso la serie A. In vetta vincono solo la Cremonese e il Monza e se Caserta continua a predicare di guardare solo in casa propria, un “grazie” bisbigliato alle altre lo avrà probabilmente pronunciato lontano da orecchie indiscrete.

Il suo Benevento continua a viaggiare sulle montagne russe, alternando alti e bassi. La lunga sosta sembrava non aver scalfito le certezze dei giallorossi, ma dalla partita con il Monza sono arrivati appena tre pareggi e la sconfitta di Alessandria. Appena due i gol fatti, considerando l’autogol di Calabresi che ha trasformato il traversone di Acampora nella rete del momentaneo vantaggio. Troppo poco per una squadra che ambisce al massimo, costretta a cambiare pelle nel mese di gennaio.

L’arrivo di Forte obbliga la Strega a variare inevitabilmente il proprio modo di giocare. Lo “Squalo” non è Lapadula e va servito diversamente rispetto all’italo-peruviano. Anche a Lecce, però, di palloni giocabili all’interno dei sedici metri avversari non gliene sono arrivati, privando la squadra del suo principale riferimento offensivo. Tempo e pazienza ha chiesto Caserta, a mancare è soprattutto il primo perché ieri è stato inaugurato un tour de force che porterà i sanniti a giocare dieci gare in poco più di un mese.

Di tempo avrebbe bisogno anche Farias, impalpabile al momento dell’ingesso in campo, proprio come era successo sette giorni prima contro il Parma. Il brasiliano è lontano dalla forma migliore e va aspettato, ma nel frattempo serve che il Benevento torni a fare il Benevento, quello in grado di mettere in fila cinque vittorie consecutive senza dover sperare nei passi falsi altrui.

Non tutto, però, è da buttare. Detto di una partita che i giallorossi avrebbero potuto vincere se avessero trovato il raddoppio, capitalizzando limpide occasioni, Caserta può rallegrarsi per la crescita di Masciangelo e per un Acampora diventato indispensabile punto di riferimento. Buona anche la prima da titolare di Petriccione, elemento duttile al servizio della Strega. Vanno limati i difetti e bisognerà farlo in fretta, altrimenti tempo e pazienza potrebbero esaurirsi prima del previsto.