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Benevento – Quattro anni fa la città di Benevento si svegliò con un senso di impotenza. La natura decise di dare un segno tangibile della sua potenza e lo fece nel modo peggiore possibile: un’alluvione. Era il 15 ottobre del 2015, le forti piogge spazzarono via tutto ma, soprattutto, fecero innalzare i letti dei fiumi per una piena fuori dal normale. Quelli che erano dei semplici corsi d’acqua, si trasformarono in una coperta fatta di fango e detriti. Insomma Benevento, in alcuni punti, si svegliò sommersa. Danni, aziende messe in ginocchio, così come attività commerciali completamente invase dall’acqua, e cittadini costretti ad abbandonare le proprie abitazioni. Insomma milioni di euro di danni in città, in tutte quelle zone in cui il flusso d’acqua non ha avuto sfogo ma si è fermato in una vera e propria conca. E la situazione non era migliore in provincia, specie in quelle zone che si trovavano ai piedi di montagne. 

Una notizia poco battuta dalla stampa nazionale, forse perchè non c’era stato un numero sufficiente di vittime (per fortuna ovviamente), ma questo non significò non dare spazio a una calamità importante e a un territorio già martoriato in passato. Col passare del tempo, la notizia cominciò a girare sulle maggiore emittenti nazionali: servizi, collegamenti e aggiornamenti continui. Tra questi, di sicuro, ha un posto di rilievo quello effettuato da Diego Bianchi, popolare giornalista romano al timone di Propaganda Live su La7. All’epoca il servizio andò in onda sulla Rai, durante una puntata di Gazebo del 25 ottobre

Siamo venuti a Benevento – così inizia il suo racconto ad Anteprima24seguendo la traccia di una notizia poco battuta dalla stampa, non c’era tra le prime pagine, probabilmente perchè non c’è stato quel numero tale di morti da allertare gli organi di informazione. Ci siamo mossi senza sapere cosa avremmo trovato ma, una volta giunti a Benevento, ci siamo trovati di fronte uno scenario che meritava di essere assolutamente raccontato. Non era solo una questione di sfortuna, di meteo avverso, era una catastrofe nel vero senso della parola. Incontrammo persone colpite da vere e proprie bombe d’acqua. Ricordo una casa in particolare, forata da parte a parte dal fango, racconti di persone che si erano aggrappate ai pali per non farsi trascinare via, scenari da film. E poi le grandi aziende come il pastificio Rummo, l’Agrisemi Minicozzi o la Cantina sociale di Solopaca che furono gravemente colpite ma che ebbero la forza e la voglia di rialzarsi immediatamente“.

Aziende forti che hanno dalla loro anche la capacità di rialzarsi e l’aiuto della gente grazie alla solidarietà. Percorso più lungo e tortuoso per le piccole attività, costrette a rimboccarsi le maniche e ripartire.

Ricordo ancora – continua Bianchi – la corsa all’acquisto della pasta o le bottiglie di vino ricoperte dal fango che furono vendute per aiutare queste aziende. La voglia di riprendersi non è un tratto caratteristico di un territorio, appartiene alle persone in generale”.

Un servizio bello, da seguire in tutto e per tutto, portato a termine con una leggera delicatezza, perchè storie come l’alluvione non possono essere banalizzate, ma vanno raccontate evitando lo spirito della commiserazione.

Lasciammo Benevento con una grande tristezza perchè vedi la gente la cui vita cambia radicalmente in un attimo. Tu te ne vai e torni a casa, loro restano lì. Il mio compito fu quello di raccontare un evento del genere con la responsabilità di essere il garante delle storie che ti vengono affidate, portare visibilità a territori che non ne hanno tanta. Ma il peso più grande è quello di rendere pubblico il fatto con la maggiore delicatezza possibile e senza sensazionalismi“.

E francamente Diego Bianchi è riuscito nell’intento, perchè il tema era sconvolgente, la catastrofe era ben visibile, ma il tatto col quale è stato affrontato ha contribuito a rendere l’idea in maniera più incisiva.

Per vedere il video clicca qui (Il servizio dedicato all’alluvione inizia dal minuto 17)