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Benevento – L’uomo del giorno in casa Benevento ha il volto e il nome di Alberto Brignoli. Il portiere ha messo a segno il gol del pareggio contro il Milan, permettendo ai giallorossi di muovere finalmente la loro classifica dopo quindici giornate di serie A. “Mamma mia il mio amico Brignoli cosa ha fatto!“, ha scritto su Instagram Marco Sportiello, numero uno della Fiorentina. L’estremo difensore è balzato agli onori della cronaca e a Premium Sport si è raccontato, svelando emozioni e sogni futuri.

Gol – “Quando lavoriamo in settimana sui cross, tra portieri ci si ostacola sempre per rendere più reale il lavoro rispetto alla partita. A furia di farlo mi è venuto istintivo: la palla la attacco anche stando in porta. Ho semplicemente tolto le mani e mi sono tuffato come avrei fatto in piscina. Da vedere sono stato brutto. Il mio primo pensiero dopo il gol è stato: “No, non è vero”. Poi i miei compagni mi hanno sommerso. Ho anche pensato che non dovevamo prendere il gol alla fine come altre volte. Speravo che avrebbe fischiato velocemente. Ho deciso io di salire anche se ero titubante“.

Social – “Era incredibile, su qualsiasi social o cosa guardassi c’ero sempre e solo io e non riuscivo a crederci. Il gol l’ho rivisto, è bello. Era difficile da fare, più lo riguardo e più lo penso. I miei compagni mi hanno sommerso e mi hanno fatto male ma è stato bello, come lo spirito che si è creato nelle difficoltà e come il gioire tutti insieme. Avevo gli occhi chiusi perché la palla in testa mi dà fastidio“.

Saluti – “Ero in difficoltà nell’andare nello spogliatoio del Milan per dire qualsiasi cosa, ho salutato solo Antonio Donnarumma, che conosco dalla B. Poi sono tornato a festeggiare il pari con staff e compagni“.

Difficoltà – “Facendo questo ruolo ho imparato a giudicare la partita al di là dell’episodio. Quando sbaglia il portiere si prende gol, cerco di essere autocritico e onesto. Sono andato subito a rivedere la partita e avrei potuto fare meglio in alcune occasioni. Ho fatto tanta gavetta, la mia convinzione nasce dal lavoro. Ci ho dovuto mettere del mio per arrivare in A, le critiche fanno parte di questo lavoro ma non mi devono spostare più di tanto se non sul riflettere su problemi reali“.

Benevento – “Le persone fuori non si rendono conto delle difficoltà che abbiamo. Perdere tante partite ed essere poco abituati alla A, venendo travolti da una situazione del genere, ne esci solo mettendoci la faccia e lavorando. Contro il Milan non ci hanno dato una mano dall’alto, è arrivata dal basso, molto dal basso“.

Dedica – “Dedico il gol alla famiglia, agli amici e alla fidanzata. Ci sono persone che nei momenti difficili ci sono sempre e sono delle certezze: il mio procuratore e i miei allenatori“.

Milan – “Da piccolo erano venuti a vedere qualche partita ma era oggettivamente difficile scovarmi. Cercano portieri già formati e io in realtà non ho mai avuto una scuola calcio vera e propria. Donnarumma ha esordito a 17 anni, io a quella età ero in Promozione e non potevo essere da Milan“.

Donnarumma – “Non l’ho visto. Avrei voluto scambiare la maglietta ma capisco il momento e il rammarico. Non lo biasimo“. 

Juventus – “Lavoro per tornarci. So che sarà difficilissimo ma mi devo porre un obiettivo, anche se fuori portata. Sarebbe bello, la Juve è un ambiente bellissimo per lavorare, ti permette di crescere, in mezzo ai campioni devi essere una spugna. Ho avuto poco tempo e possibilità ma ho cercato di apprendere tantissimo. La cosa che mi ha colpito di Buffon è che alla sua età la domenica mattina mi diceva: “Domattina facciamo forza in palestra, vieni”. Ed era luglio. Lui era lì a lavorare pure se gli altri avevano la mezza giornata libera. Ho interpretato in maniera intensa le sue lacrime in Nazionale, vederlo lavorare e perdere l’ultimo grande obiettivo. Se vuole andare avanti dieci anni gli faccio da secondo o terzo“.

Skriniar – “Milan l’ho conosciuto alla Sampdoria, arrivava a gennaio e mi ha stupito subito il suo modo di lavorare: un forsennato con una mentalità incredibile. Dopo tre, quattro partite andò addirittura a giocare in Primavera e non disse una parola. Ora è diventato un giocatore di spicco sia per l’Inter che per la Nazionale, è un esempio per me, anche se è più giovane. Facile vedere la qualità del campo ma anche la persona che c’è dietro è un qualcosa di unico“.

Idolo – “Pantani è stato il mio primo e unico idolo, a quell’età credevo agli eroi. Lo vedevo alla televisione e correvo in bici, avevo tutti gli oggetti come i suoi, bandana compresa. Vedevo la fatica, l’onestà, la forza che aveva nell’affrontare qualsiasi difficoltà“.