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Il simbolo storico della città e la squadra di calcio. A volte addirittura il binomio è con l’atleta più rappresentativo. Il Benevento calcio non è l’antesignano della pratica della proiezione su monumenti di immagini sportive. E’ una pratica che soprattutto da quando la tecnologia lo permette, è diventata prassi. C’è una linea sottile però, quella del senso di appartenenza di squadra e storia della città che però spesso sfocia nelle grinfie del marketing e dell’advertising. 

Un mero scambio commerciale: il brand, ad esempio nel caso di Cristiano Ronaldo e della sua campagna underwear con una gigantografia di 17 metri in versione pin-up pronto a far sbandare alla guida tante signorine, che “fitta” lo spazio storico in cambio della visibilità. E magari quell’introito serve per la gestione, per la manutenzione dello stesso. Il Benevento calcio non ha fatto nulla di tutto ciò, ha creato un legame, il videoproiettore ha irradiato un fascio di luci che si è adagiato sul simbolo di questa città, creando una naturale simbiosi, magari tecnicamente e graficamente rivedibile, ma onorevole nelle ambizioni. 

Di quel monumento si è spesso abusato, si è stilizzato, clonato, adeguato, per diventare logo aziendale, naming di attività commerciali e non. Ora si resta sconvolti per molto meno e questo non va giù a gran parte dei tifosi che, attraverso i social, ne hanno alimentato il giudizio sulla qualità della serata che, detta in soldoni, ha girato tutta intorno a quella sequenza di reti “sparate” sull’Arco.