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Castelpoto – Di seguito una nota della consigliera comunale di Castelpoto Marina Simeone.

“Il ruolo di consigliere di opposizione è sempre ingrato, perché ti responsabilizza rispetto la verifica delle azioni dell’amministrazione in carica, ma quasi mai ti mette in possesso degli strumenti idonei a svolgere questo importante e democratico compito. La difficoltà è leggere incartamenti che si vogliono far quadrare anche quando non quadrano affatto e se non si è “addetto ai lavori”, le virgole non messe possono sfuggire o sembrare normale procedura di stile. Talvolta però quello che si legge sui documenti ufficiali è talmente contrario a quello che dovrebbe essere che si comprende il problema in pochi passaggi. Ci è capitato così di capire alla lettura del documento di Previsione del conto consuntivo 2020 di non trovare la voce relativa al Canone di depurazione, che i cittadini di Castelpoto hanno versato nei termini di legge a GESESA spa, ma che l’Ente non ha corrisposto come avrebbe dovuto nel rispetto di quanto la legge prevede normalmente. Infatti La Corte dei conti del Veneto con sentenza n 196/2019 ha stabilito che il concessionario   del servizio riscossione (nel nostro caso la GESESA), quale agente contabile della riscossione dei canoni ex legge n.206 del 1995, è tenuto a riversare al Comune (nel nostro caso al Comune di CASTELPOTO) le somme che ha riscosso dai cittadini di Castelpoto a titolo di CANONE DI DEPURAZIONE  entro i termini previsti. Dai documenti in nostro possesso richiesti ufficialmente (conto consuntivo 2020 e attestato CABIB) è risultato che i canoni di depurazione non sono stati versati al Comune di Castelpoto. Perché? Con questi fondi il comune di Castelpoto avrebbe potuto accendere un mutuo con la Cassa Depositi e Prestiti per la realizzazione di un impianto di depurazione in località Fontanelle ove è presente uno scarico fognario comunale a cielo aperto, non certo poco preoccupante per la salute pubblica. Non solo, ma in una seduta consiliare che rimanda a più di due mesi fa, il collega Mazzone aveva sensibilizzato la sala ricevendo l’assenso stesso della segretaria comunale, la quale ha pubblicamente ribadito che quanto sostenuto da Mazzone era “normale procedura” nei Comuni presso i quali prestava servizio. Ma a Castelpoto la normalità non esiste e la campagna mediatica che il sindaco Vito Fusco ha sciorinato a stampa e cittadinanza sui benefici del passaggio Cabib – GeSESA non sono mai stati chiariti fino in fondo. Sarà per questo che quando chiediamo di ricevere il parere del Revisore dei Conti sulla questione ci viene rilasciata un’attestazione del consorzio CABIB, che non nascondo ci ha lasciati perplessi per il suo contenuto. L’attestato afferma che non risultano debiti e crediti reciproci tra il consorzio e Cabib. Afferma inoltre che il Comune di Castelpoto , il cui servizio  idrico è stato conferito alla Gesesa spa  per effetto della cessione del ramo d’azienda del consorzio Cabib è il solo proprietario di 278 azioni di GESESA per l’importo di  51,65 euro.  Prima anomalia: noi domandiamo di conoscere il rapporto di dare avere fra il Comune di Castelpoto e la Gesesa spa derivante da obbligazioni del Comune nei suoi confronti e della Società nei confronti del Comune e riceviamo una risposta sul rapporto fra il Cabib ed il Comune che attesta che non ci sono rapporti economici da rilevare. Seconda anomalia: è’ compito del Comune verificare, a prescindere, l’entità del canone riscosso da parte della Gesesa spa e come abbia investito tali risorse. Dico questo perché è il Comune il titolare del canone, mentre il gestore è il riscuotitore di danaro altrui.

 In questa caotica e anomala gestione chi paga le spese in termini economici e legati alla salute individuale è il cittadino di Castelpoto, che deve riprendersi la sua dignità, quella che gli viene impunemente strappata da azioni illogiche, dispendiose e pericolose”.