- Pubblicità -
Tempo di lettura: 3 minuti

La Federazione provinciale del Partito democratico ha trovato la voce sulla vicenda Asea. Dopo anni di totale afasia, coincisa con le ripetute batoste subite da parte della giustizia amministrativa e dall’Autorità nazionale anti corruzione di Cantone, ha finalmente emesso un vagito. Ma, purtroppo per i democratici si tratta di una clamorosa stonatura, una stecca direbbero i cantanti.  

Non so se per malafede o per crassa ignoranza, probabilmente entrambe, i cosiddetti democratici sanniti celebrano una presunta vittoria dell’ente Provincia e del suo custode pro tempore nei confronti del sottoscritto. La vittoria consisterebbe nel recente pronunciamento del Consiglio di Stato. Ho già avuto modo di argomentare che il pronunciamento in questione attiene esclusivamente alla sospensione della validità della sentenza del Tar nel merito. Il Tar si è espresso già da tempo dichiarando illegittimi tutti gli atti di Ricci, ovvero la revoca del sottoscritto e la nomina dei nuovi vertici, casualmente del Pd. Dunque i democratici sanniti stanno confondendo una valutazione di merito di un tribunale amministrativo con un pronunciamento incidentale, valido solo in relazione alla tempistica attuativa.

Lo fanno perché ignorano i meccanismi di funzionamento della giustizia italiana? Sarebbe grave per un partito che vorrebbe essere leader anche in ambito locale, tantopiù che a capeggiarli c’è un navigato principe del foro già difensore finanche di Craxi (che non a caso terminò i suoi giorni da latitante in Tunisia…). O invece la loro tardiva presa di posizione è originata dalla mera difesa di interessi che non sono semplicemente partitici ma particolari? Lascio a chi legge, elettori democratici compresi, la valutazione. Mi limito a fornire alcuni elementi oggettivi, documentati e incontrovertibili.

In primis la sentenza del Tar che ha annullato tutti gli atti di Ricci su questa vicenda (tralascio i due decreti precedenti, Tar e Consiglio di Stato, che avevano sospeso incidentalmente la validità dei decreti di Ricci). Mentre i sedicenti democratici provano a inquinare l’opinione pubblica con dichiarazioni capziose, i fatti dicono che in questo momento l’Asea è guidata da vertici nominati illegittimamente. Il Consiglio di Stato ha forse detto il contrario? Lo provino i piddini se ne hanno gli elementi. 

I signori del Pd poi stranamente dimenticano che sulla questione si è già espressa anche l’Autorità nazionale anticorruzione di Raffaele Cantone, tanto amato da Renzi. Casualmente omettono di ricordare che lo scorso 1 marzo il Consiglio dell’Anac si è pronunciato ufficialmente sul caso dichiarando insussistente ogni ipotesi di violazione del decreto 39/2013 (meglio noto come Severino). E sapete chi aveva interpellato l’Anac? Proprio il responsabile anti corruzione della Provincia, il Segretario Franco Nardone, che improvvisamente, a cavallo delle scorse elezioni amministrative, si accorse di presunte violazioni da parte del sottoscritto. Proprio quel Franco Nardone che oggi la Federazione Pd si affanna a elogiare, con un impeto affettato e specioso che tradisce la più totale strumentalità.  

Questi sono fatti documentati, non chiacchiere. Sfido i rappresentanti del Partito democratico ad ogni livello a un confronto pubblico, atti alla mano, su questa vicenda: ne hanno il coraggio? Lo spero vivamente, ma ne dubito. Del resto, se le lezioni di etica politica al sottoscritto arrivano da personaggi assunti in Asea a tempo indeterminato, con qualifica dirigenziale e nono livello, incarichi e prebende varie, è evidente che in pubblico certi altarini finirebbero per scoprirsi. E la verginità democratica crollerebbe in un attimo.