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Nessuna tortura con il manganello è stata posta in essere dagli agenti penitenziari durante i pestaggi avvenuti il 6 aprile 2020 nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta). La circostanza è stata denunciata dal detenuto Antonio Flosco, costituitosi parte civile e ascoltato oggi come testimone, ma smontata dal pm con una raffica di domande che lo hanno messo alle strette. Flosco è giunto in aula con diverse ore di ritardo, dopo che il presidente del collegio di Corte d’Assise Roberto Donatiello ne ha disposto l’accompagnamento coattivo dal carcere di Poggioreale dov’è recluso. Dal banco dei testimoni ha raccontato che il 6 aprile le guardie si erano recate in cella per picchiare lui e il fratello Massimo. “Mi fecero spogliare nudo, – ha detto – volevano il cellulare ma io non lo consegnai. Così mi fecero rivestire e mi portarono giù in un’altra cella, dove c’era la coperta a terra”. Quindi sarebbero seguite le torture. Il pm ha però subito contestato, con varie argomentazioni, la versione resa in aula e Flosco, alla fine ha ammesso di non aver subito alcuna tortura in quel frangente, ma tante botte alla testa e al corpo.