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Ha aspettato cinque giorni per commentare l’esito delle primarie. Tanto è durata l’attesa per il risultato della sfida che lo vedeva diretto protagonista, quella per la segreteria regionale. Definito una volta e per tutte il quadro – va pure detto che la commissione campana per il congresso si riunirà soltanto nelle prossime ore -, Umberto Del Basso De Caro ha preso la parola in una conferenza stampa tenutasi questa mattina presso la federazione sannita del Pd. Ad affiancarlo, i tre candidati ‘martiniani’ eletti nell’assemblea nazionale – Carmine Valentino, Erasmo Mortaruolo e Antonella Pepe – e Giovanni De Lorenzo, segretario cittadino e ora componente del parlamentino democrat regionale.

Il mio risultato? Oltre ogni aspettativa. A colpirmi particolarmente, e piacevolmente, il dato giunto dalle province di Napoli a Salerno, eguale in termini di voti assoluti a quello ottenuto nel beneventano e l’avellinese” – l’incipit del suo intervento. “Sono orgoglioso dei consensi raccolti” – ha incalzato De Caro. “Era la mia una partita oggettivamente complicata e non per l’esito, assolutamente scontata la vittoria di Annunziata, ma perché era difficoltosa l’impresa che mi ero proposto: combattere da solo, da uomo libero, per affermare l’esistenza di una pluralità di posizioni nel Pd. Con 34mila voti, e una percentuale pari al 25%, questi i numeri che ci consegnano i verbali… e mi fermo qui per non entrare in polemica, posso ritenermi il vincitore delle primarie in Campania. Ho infatti dimostrato che le province interne di questa regione hanno un peso notevole negli equilibri del Pd. Aspetto che farò pesare il prossimo anno, quando si riunirà il tavolo per le regionali”. Ecco perché, anche dovesse il nuovo segretario Annunziata offrirgli la presidenza del partito, De Caro la rifiuterebbe. “Parliamo di aria. Ho letto anche io questa indiscrezione ma la presidenza non mi è stata offerta. Non la accetterei in coerenza con le ragioni che mi hanno spinto a intraprendere questo cammino”,

Ma anche quando l’attenzione si sposta sulla competizione nazionale, la musica cambia poco. “Sconfitta? Io sostenevo Maurizio Martina, come noto. E il Sannio è la provincia in cui Martina ha raccolto la percentuale più alta d’Italia. Quella di Zingaretti è invece la più bassa”. Non pesa, almeno nelle dichiarazioni rilasciate alla stampa, neanche la vittoria di Zingaretti nel capoluogo sannita. “Io ero candidato alla segreteria regionale e dunque su Benevento mi sono mosso poco. Diciamo che non ho una visione da cortile come tanti altri. Ma pure in città la vittoria di Zingaretti è figlia di un movimento d’opinione e non di un voto organizzato. Benevento fa ancora parte dell’Italia, o sbaglio? Pensate che persino a Napoli, dove il gruppo dirigente al gran completo era schierato su Martina, a vincere è stato il neo segretario”.

Superfluo, considerati i precedenti, pensare a qualche elemento di difficoltà legato alla sua condizione di oppositore a Roma del nuovo corso Zingaretti. “Votai Franceschini e vinse Bersani, votai Cuperlo e stravinse Renzi. Nel primo caso sono stato nominato capogruppo del partito in Consiglio Regionale, nel secondo sono addirittura diventato sottosegretario. Diciamo che i congressi nazionali spesso li perdo. Però vinco sempre quelli provinciali”. Un messaggio in vista della resa dei conti nella federazione sannita? “No. Da statuto il congresso provinciale si terrà nell’autunno del 2021. Mancano due anni e mezzo. Lasso di tempo in cui in politica può accadere di tutto”. “Che poi sapete come la penso: non esiste alcun muro contro muro nel Pd beneventano. Solo posizione diversificate. E tutti hanno titolo di partecipare alla vita del partito e dirigerlo”.