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Ogni persona ha il suo giorno della liberazione. Quello di Luigi Scarinzi fa data 18 dicembre 2019. Accusato di falso e abuso d’ufficio, per lui è arrivata la piena assoluzione. “Il fatto non sussiste”. Le parole più dolci che un imputato potrà mai ascoltare. Fosse stata una favola, si sarebbe conclusa con “e vissero tutti felici e contenti”.

Ma era un processo. E il lieto fine non cancellerà mai completamente sette anni di sofferenze. Sette anni di sospetti, di denigrazioni, di rapporti umani cambiati, di occasioni perdute.

Nel mirino della magistratura era finito l’operato del settore Servizi Sociali del Comune di Benevento. Oltre a Scarinzi, all’epoca dei fatti (tra il 2010 e il 2012) assessore, la sentenza di assoluzione, pronunciata ieri dal collegio giudicante del Tribunale di Benevento, ha riguardato anche l’allora dirigente Annamaria Villanacci, il dipendente di una cooperativa Giovanni Musco e il legale rappresentante della società Modisan Angelo Piteo. A processo era stato rinviato anche Giovanni Norice, dipendente di palazzo Mosti. Quest’ultimo, però, non ha potuto difendersi perché nel frattempo è deceduto.

Nella saletta del Caffè le Streghe di palazzo Paolo V, dove questa mattina Scarinzi si è voluto confrontare con gli organi dell’informazione, c’era allora il figlio, Vincenzo.

Il primo pensiero è stato per tuo padre – gli ha confidato Scarinzi. Un amico, una persona perbene di cui devi andare orgoglioso”. L’emozione si fa sentire e la voce un po’ gli trema. “Ma se ho scelto di tenere una conferenza stampa è perché in questa vicenda il portato emotivo è stato enorme- E un piccolo sfogo forse mi è concesso”.

L’elenco dei ringraziamenti è comprensibilmente lungo. Lo aprono la moglie Simona, che ascolta dal fondo della sala, e il padre Mario che non c’è più e che “ha vissuto vicissitudini simili alle mie, con lo stesso esito positivo”. Poi ci sono gli amici, quelli di antica data. Ma anche i nuovi, come Marcellino Aversano, Luca Paglia e Vincenzo Sguera, gli altri tre ‘Pattisti”, il gruppo consiliare di Scarinzi al Consiglio Comunale, presente dunque in gran completo. “Mastella? Mi ha inviato un sms, così come Fulvio Martusciello”.

Fausto Pepe, invece, sindaco quando Scarinzi si dimise da assessore, nel dicembre del 2013 – “perché dovevo ritrovare un minimo di serenità e perché la mia prima preoccupazione era difendermi dalle accuse” -, lo ha telefonato.

“Ci siamo sentiti ieri pomeriggio. Era contento per me così come io lo ero stato per lui. Le strade politiche si sono divise ma il rapporto umano resta. La mia vicenda giudiziaria si è chiusa positivamente così come le altre che hanno coinvolto la nostra amministrazione. E tutto ciò qualche interrogativo pure lo lascia. La certezza, invece, è che il teorema che ci dipingeva come una sorta di sistema criminale è crollato”.

Entra poco, Scarinzi, nel merito del processo. Ricorda, però, che tutto è nato su iniziativa di una donna che ha poi ritrattato le accuse e che ora dovrà rispondere di falsa testimonianza e calunnia.

“Si chiude una brutta pagina. Sassolini da togliermi? Per chi in questi anni si è lasciato andare a giudizi sommari senza neanche attendere la fine dell’iter processuale. Spero abbiano imparato la lezione”.

E adesso? “E’ il tempo di guardare al futuro. Lo farò serenamente, da uomo libero e a testa alta”.

La speranza, neanche nascosta, è di ritrovare quelle opportunità che le vicende giudiziarie gli hanno negato. Certo, l’assessorato perso nel 2013 non tornerà più. Ma l’occasione di concorrere alle elezioni regionali, “ho dovuto rinunciarci nel 2015”, potrebbe ripresentarsi già tra qualche mese: “Io ci sono, dovessero verificarsi le giuste condizioni non disdegnerei l’impegno. Né mi spaventerebbe la competizione. D’altronde la mia storia politica è nota: mai ho mai ricevuto un incarico di nomina, sempre e solo cariche elettive”.

E magari avrà ragione lui. In calendario, per colorare di rosso un nuovo giorno di festa, c’è sempre un po’ di spazio.