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Cala il sipario su Sannio Falanghina 2019. Ieri il testimone è passato ad Aranda De Duero, un comune castigliano di 35mila abitanti, famosa per le sue grotte sotterranee del vino e parte attiva dell’itinerario del vino di Ribera del Duero.

E si spera che il comune spagnolo possa sfruttare al meglio una possibilità che, invece, il Sannio non ha saputo valorizzare. Il bicchiere, anzi il calice, appare mezzo vuoto. Senza se e senza ma, è sembrato un evento, tanto per rimanere in tema culinario, da tanto fumo e poco arrosto. E quindi se di carne ne hai poca, il vino ti resta nelle botti. 

E ne è rimasto tanto (di vino, metaforicamente parlando) se si torna alla mente a quel giorno di festa, la presentazione dell’evento col passaggio di consegna, che è parso quasi come una passerella utilizzata per farsi belli, dirsi di essere bravi e farlo tra quattro mura, senza che il mondo attorno potesse saperlo. Nessuna comunicazione, nessun coinvolgimento, gente tenuta a debita distanza che passeggiava a un palmo di naso dalla festa senza sapere cosa si stesse festeggiando. Ecco, questo rappresenta la vera occasione persa: dire alle persone che hanno tra le mani un potenziale capace di poter dare una svolta, dare lustro a un territorio che è stato fin troppe volte abbandonato a se stesso. La mortificazione nasce proprio da questo, una festa senza invitati, istituzioni sorridenti e calici che brillavano ma se si andava in giro era una selva di risposte negative. Nessuno sapeva di Sannio Falanghina, nessuno ne è stato portato a conoscenza. E intanto si sono susseguite le manifestazioni, gli eventi, i tavoli rotondi e il dubbio è sorto spontaneo: sicuri che anche le istituzioni erano a conoscenza di cosa avevano tra le mani? Verrebbe da dire di no. Un po’ come avere una Ferrari ma non avere la patente. Ecco, Sannio Falanghina poteva essere il bolide per questo territorio ma è finito nelle mani di chi ha ambizioni da pilota ma è ancora alla scuola guida.

Incontri, testimonial, partecipazioni fieristiche e collaborazioni con ateneo. Il teatro San Carlo, la vetrina a Parigi, il congresso a Matera, il francobollo, la miss, gli ambasciatori di Taiwan, l’enologo Cotarella, la pizza da Sorbillo e Felicori. Tanta comunicazione, buonissimo marketing che però ha fatto il gioco dei politici di turno che se ne sono appropriati e, molto probabilmente, lo faranno per tanto altro tempo. 

La sostanza è ben diversa: rappresentanti, istituzioni non sono stati all’altezza di gestire una grandissima opportunità. Nel rispetto di tutte le imprese vitivinicole che hanno legittimato il riconoscimento e che, ora, passato il santo, dovranno tornare a vedersela da soli senza la scia di un riconoscimento che avrebbe meritato una gestione migliore. 

E’ a tutte le aziende di settore che va un brindisi ideale, sperando che presto quel calice possa riempirsi fino all’orlo.