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Benevento – L’assessore alla Cultura, Rossella Del Prete, precisa quanto segue in merito alla mancata partecipazione della città di Benevento al Bando per la Capitale Italiana della Cultura.

“Il Comune di Benevento partecipò al bando di candidatura per Capitale Italiana della Cultura 2020. La domanda, corredata del richiesto “dossier”,  fu inviata dall’Ufficio Cultura nel settembre 2017.

Quel dossier era stato costruito grazie all’impegno dell’arch. Pasquale Palmieri che, in tempi e in condizioni non del tutto felici, lavorò con solerzia e competenza ad un progetto molto, troppo, complesso che avrebbe richiesto ben altri tempi di lavoro e ben altre collaborazioni.

Aver partecipato al bando per Capitale Italiana della Cultura 2020 ha, automaticamente, escluso la città di Benevento dalla partecipazione al nuovo bando che così recita, all’art. 2 comma 3: “Possono partecipare al bando i Comuni, le Città metropolitane e le Unioni di Comuni che non abbiano partecipato alla selezione per la “Capitale italiana della Cultura “ per gli anni 2018 e 2020″.

Questa la ragione oggettiva della mancata partecipazione al bando!

Ma non è superfluo ribadire che, in un sistema normativo in continua evoluzione, si costruiscono bandi pubblici sempre più complessi, con una serie interminabile di vincoli e criteri di selezione che, nei fatti, premiano chi è già forte e collaudato. Fronteggiare la complessità progettuale richiesta da tali bandi di finanziamento richiede un dispendio di forze, di competenze, di tecnicismi e, nel caso specifico (candidatura a Capitale della Cultura), di grande e consolidato impegno collettivo da parte dell’intera comunità locale, imponendo un metodo di lavoro sempre più qualificato ed integrato.

Nell’ultimo anno, l’Assessorato alla Cultura ha istituito un Ufficio preposto ad un importante e complesso, quanto inusitato, lavoro di coordinamento e di gestione integrata del Patrimonio Culturale urbano (Ufficio Unesco e promozione del Patrimonio culturale); ha promosso un ampio coinvolgimento istituzionale ed associativo nell’avanzare al MIBAC la proposta di attuazione di un Sistema Museale Nazionale della via Appia; ha confermato, rafforzandole, adesioni a network istituzionali culturali (CIDAC, Italia Langobardorum, Rete delle Province dei Siti Unesco…), ha ripreso contatti e riflessioni con l’Associazione Internazionale per le Via Francigena; ha riaperto, in tutto il suo splendore, Palazzo Paolo V, animandolo con incontri culturali e convegni scientifici di grande spessore e valenza internazionale; ha organizzato laboratori didattici destinati alle scolaresche sulla cultura longobarda presso la Biblioteca Comunale; ha partecipato al bando Cepell, come Città che legge, e, oltre ad aver istituito un Patto per la Lettura, ha partecipato a tre bandi di finanziamento, uno dei quali ha  già dato i suoi risultati (50.000 euro da destinare a progetti di promozione della lettura); ha promosso incontri e visite guidate presso lo stesso Palazzo Paolo V, ma anche presso gli altri siti d’interesse storico-artistico della città; ha sottoscritto convenzioni di tirocinio formativo con diverse Università, specifiche del settore culturale e turistico; ha organizzato la Prima Settimana del Patrimonio Culturale in collaborazione con il Centro di Ricerca sul Patrimonio Culturale dell’Università Giustino Fortunato; ha sottoscritto un protocollo d’intesa con il Consorzio CINI e l’Università degli Studi del Sannio per la valorizzazione delle smart cities; ha sottoscritto un protocollo d’intesa con MIBAC, Provincia, Curia e Polo Museale Regionale per la costruzione di un Sistema Museale Urbano, in vista dell’istituzione di un biglietto unico; ha sottoscritto una convenzione con la SCABEC – Regione Campania aderendo al circuito Campania by Night (che ha organizzato due edizioni di trekking urbano molto partecipato) e, cosa più importante, aderendo al circuito ArteCard Campania, che ha inserito in un circuito regionale, promosso a livello nazionale ed internazionale, i due siti comunali (Arco del Sacramento ed Hortus Conclusus), oltre ai musei provinciali e diocesano ed al Teatro Romano; tra le altre attività istituzionali di gestione e promozione del patrimonio culturale ha, poco prima di Natale, avviato un gruppo di lavoro, in collaborazione con l’Associazione Italia Langobardorum (bando di finanziamento della legge 77 per l’UNESCO), per l’aggiornamento del piano di gestione integrata per il patrimonio culturale urbano, in particolare per il sito Unesco.

Dalla prossima settimana, in piena collaborazione e condivisione con le attività promosse dall’Assessorato al Turismo ed alle Attività produttive e con tutti gli altri Assessorati (Urbanistica, Lavori Pubblici, Patrimonio, Mobilità, Ambiente, Politiche Sociali e Politiche Giovanili) l’Assessorato alla Cultura programmerà una serie d’incontri con i vari interlocutori istituzionali, sociali ed economici per aprire un’ampia riflessione, guidata da tecnici del settore e dal gruppo di lavoro istituito presso l’Ufficio Unesco e di promozione del Patrimonio Culturale, per ragionare sui punti di forza e di debolezza del primo piano di gestione integrata, che accompagnò la candidatura del sito Unesco di Santa Sofia, e per ragionare sulle possibili azioni da realizzare con il “nuovo” piano di gestione.

Queste e molte altre attività, messe in campo da questa Amministrazione, contribuiranno alla costruzione di un nuovo “dossier” fondamentale per la partecipazione a nuovi Bandi di finanziamento per la Cultura, compreso quello per Capitale italiana della Cultura dei prossimi anni. Ma il lavoro è lungo e complesso e richiede un ampio coinvolgimento propositivo e costruttivo dell’intera Comunità Beneventana. Non si arriva a Capitale della Cultura in un clima di contraddizioni e polemiche, ma con un approccio di grande condivisione e d’impegno collettivo e con un “dossier” ricco di attività, di collaborazioni, di azioni concrete e, naturalmente, di patrimonio culturale ampiamente e correttamente fruibile.

Non è un caso che tra gli obiettivi del riconoscimento di Capitale italiana della Cultura vi sia quello di “sostenere, incoraggiare e valorizzare l’autonoma capacità progettuale e attuativa della Città, affinché venga recepito in maniera sempre più diffusa il valore della leva culturale per la coesione sociale, l’integrazione, la creatività, l’innovazione, la crescita e lo sviluppo economico”.

La Cultura è una cosa seria, lo scrivevo dieci anni fa, lo ribadisco oggi, con un maggior carico di responsabilità!”