- Pubblicità -
Tempo di lettura: 7 minuti

Benevento – Anche per il Magnifico Rettore della Libera Università Maria Santissima Assunta (Lumsa) di Roma, Francesco Bonini, “De Gasperi è ancora oggi una guida preziosa perché e stato un uomo capace di sintesi tra l’Europa delle idee, l’Europa delle istituzioni e l’Europa della vita quotidiana” e questo ha “fornito un programma concreto per lo sviluppo e per il benessere concreto dei cittadini, sia a livello dei singoli Stati che a livello europeo, che con quello degli stati è necessariamente connesso allora come ora. Per fare questo serve capacità politica di sintesi, quella di cui oggi c’è tanto bisogno”.

Il Magnifico Rettore dell’UniFortunato, Angelo Scala, ha ricordato che, con questo incontro, la Giustino Fortunato “prosegue un percorso si riflessione sulla storia dei grandi del Novecento italiano, che è partito lo scorso anno con la presentazione del libro di Marco Damilano su Aldo Moro”. Inoltre, anche secondo il Prof. Scala, “il pensiero di De Gasperi è attuale per tre ragioni”. Innanzitutto “per l’idea stessa che aveva dell’Europa, cioè la convinzione che non può esistere pace e benessere per i popoli senza istituzioni europee comuni, che hanno garantito a questo continente il suo più lungo periodo di pace della sua storia. La seconda ragione “ci invita a riflettere su differenza tra popolare e populista. De Gasperi fra le due accezioni ha sempre scelto la prima, nel partito popolare c’era una forte ispirazione cristiana e non era un partito populista”.  La terza ragione “ci consente di interrogaci sul concetto di leader, che è colui il quale segue gli istinti del proprio elettorato? O, come invece accadeva in quel tempo, ha progetto l’ideale del futuro, portando il proprio elettorato a condividerlo?” 

E’ stato ospite, per la prima volta, l’illustre professore Giuseppe Tognon, ordinario di Storia dell’educazione presso la Libera Università Maria Santissima Assunta (Lumsa) di Roma e Presidente della Fondazione Trentina Alcide De Gasperi. E’ stata l’occasione per presentare il suo libro ‘Lezioni degasperiane 2004-2018’: “Dal libro emerge la complessità della figura di De Gasperi che dopo Cavour, che ha fatto l’Unità d’Italia, è stato sicuramente il più grande statista che il Paese ha avuto. In ognuna di queste 18 Lezioni, tenute da grandi storici, giornalisti, politologi, ogni autore affronta una specifica figura e una specifica azione del governo De Gasperi. A livello europeo, De Gasperi è stato deputato nei parlamenti di tre Stati diversi, ossia l’Impero austroungarico, poi nel Regno d’Italia e poi protagonista e costruttore della Repubblica e del Parlamento italiano. Lo statista si è formato nella minoranza italiana di un grande impero multiculturale austriaco e lui, nato come suddito dell’imperatore d’Austria, è riuscito a interpretare meglio di tanti altri la complessità della storia d’Italia, come il problema del rapporto fra Nord e Sud e il problema delle minoranze. E’ riuscito a rieducare gli italiani alla democrazia dopo un ventennio di regime, costruendo un partito democratico di massa e nella guerra fredda ha fatto convergere partiti di massa in difesa del metodo democratico a garanzia di tutti. C’è il discorso che fece alla radio il 15 giugno 1946, che è bello da ricordare perché mostra la sua grandezza: in quel momento re Umberto II ancora non voleva accettare fino in fondo l’esito del referendum, che aveva detto sì alla Repubblica, e si cercava di ricontare i voti. Per 18 giorni non ci fu un Parlamento, l’assemblea costituente non era ancora insediata e il capo del Governo, cioè De Gasperi era capo legislativo, della magistratura, dell’esercito e facente funzioni di capo dello Stato. Alla radio disse ‘noi vogliamo essere la Repubblica di tutti, dove mettiamo insieme i diritti e i doveri’. Questa è una pagina bellissima della sua storia, dopo di che lui lasciò la funzione di capo dello Stato a De Nicola e continuò a governare l’Italia per altri 8 anni fino al ’54, anno della sua morte. Era un uomo che sapeva comandare e aveva il senso delle istituzioni straordinarie; sapeva che la democrazia non poteva affidarsi solo a qualche leader, ma aveva bisogno di contrappesi, di confronto e di rieducare tutti a discutere.” 

Cosa gli dobbiamo noi italiani? 

“Dobbiamo a lui le grandi scelte strategiche dell’Italia: una potenza sconfitta dalla guerra diventa la principale alleata degli Stati Uniti. Inoltre, De Gasperi ha inventato la politica europea insieme ad altri, costruendo le basi dell’Unione politica europea perché aveva capito che tra Russia e Stati Uniti, l’Europa poteva contare solo se aveva una voce comune. Non tutto andò come voleva lui e il processo d’integrazione europeo è stato lento, ma l’idea di una democrazia sovranazionale europea di De Gasperi è stata ed è tutt’ora vincente. Allora, il mondo era diviso in due blocchi, Russia e Usa. Oggi nello scenario internazionale ci sono  nuove potenze, come Cina e India e c’è l’Europa che è il più grande mercato del mondo, sede del maggior numero di università e centri ricerca e cultura e ha la tradizione giuridica più importante del mondo. 

In questo scenario che lezione si trae per il futuro dell’Europa, dal pensiero di De Gasperi?

“Ci dice che non ha senso che l’Europa torni indietro e si divida. Al contrario, oggi è necessaria più che mai una voce comune, una difesa degli interessi europei perché tutti i nostri figli hanno la cittadinanza europea. Noi non comprendiamo l’importanza di avere il passaporto europeo: significa che nessun cittadino può essere scacciato dai Paesi europei e che noi siamo tutelati in questi Paesi in quanto europei. De Gasperi aveva capito che la politica degli Stati Nazionali aveva poco respiro, perché lui aveva vissuto la disgregazione del più grande impero europeo e aveva capito cosa significava la contrapposizione fra grandi nazioni. Per questo il ritorno ai sovranismi è un ritorno al passato. Bisogna pensare l’Europa rivolti al futuro, perché ritornare all’Italia di 70 anni fa è una follia e significa non ricordare cosa era l’Italia in quegli anni e non ricordare le difficoltà che c’erano al Nord, in alcune aere di montagna e in Veneto, come al Sud.” 

Un pensiero, il suo, più che mai attuale: “Il suo pensiero è di straordinaria attualità: De Gasperi costruiva una idea europea del futuro e anche dell’Italia sulla base dell’esperienza drammatica di due guerre mondiali, di dittature e rivoluzioni a est e a ovest, e capiva che bisognava fare un salto e questo salto doveva essere democratico. Solo la democrazia con tutti i suoi limiti può far parlare milioni di cittadini.” 

Che messaggio si può trarre dall’idea di Europa di De Gasperi alla vigilia delle elezioni Europee? 

“Per la prima volta queste elezioni europee sono vere, cioè non sono solo un sondaggio a chi è più europeo. Qui si gioca il destino di un intero continente perché a seconda di come uscirà il Parlamento Europeo si potrà capire se c’è spazio per andare avanti o crolla tutto e se crolla tutto nessuno ha la ricetta. Nessuno può salvarsi da solo. Nessuno può essere un’isola, neanche la Germania, abbiamo visto cosa sta succedendo in Inghilterra. L’unità è l’unica parola che ci consente di discutere alla pari. Solo se possiamo essere uniti possiamo far valere le nostre ragioni. Se stiamo in Europa col retro-pensiero che non ci interessi o sia contro di noi, i più forti in Europa ci schiacceranno e noi non potremo far valere alla pari le ragioni di un grande paese di 60 milioni di abitanti.”