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Telese Terme (Bn) – Riceviamo e pubblichiamo una richiesta di incontro del Consigliere Comunale, Gianluca Aceto, inviata al primo cittadino di Telese Terme riguardante la mobilitazione dei sindaci contro il decreto sicurezza. Di seguito il comunicato:

“Gentile Sindaco,

in queste ore molti suoi colleghi stanno portando avanti una decisa azione politico-istituzionale volta a sospendere gli effetti dell’articolo 13 della legge 132/2018, che ha convertito il famigerato (e cosiddetto) decreto sicurezza. Tale articolo stabilisce che il permesso di soggiorno rilasciato al richiedente asilo costituisce sì un documento di riconoscimento, ma non basterà più per iscriversi all’anagrafe e quindi avere la residenza. Tale norma non tutela i diritti delle persone. La commissione immigrazione dell’Anci, all’unanimità, indipendentemente dall’appartenenza politica dei singoli componenti, si era già espressa negativamente sul provvedimento, ritenendo che i diritti umani non siano negoziabili.

Come è stato affermato dai sindaci che si stanno mobilitando, siamo di fronte a un problema non solo ideologico ma giuridico: non si possono togliere diritti a cittadini che sono in regola con la legge, solo per spacciare per sicurezza un intervento che denuncia la sua matrice razzistica e una evidente disumanità, perché eliminando la protezione umanitaria trasforma il legale in illegale e così, paradossalmente, aumentano i rischi per la sicurezza tanto dei richiedenti asilo quanto degli italiani.

Il problema riguarda anche noi, i nostri concittadini e le nostre comunità. Le chiedo pertanto di avviare un immediato confronto su questo tema, anche convocando i gruppi consiliari, così da permettere la formulazione di una proposta seria e ragionata che contribuisca – una volta tanto – a portare un minimo di buonsenso su un tema che le forze al governo del Paese agitano come una clava a fini elettorali.

Il veleno del razzismo e del risentimento astioso, strumentalmente inoculato giorno per giorno nella coscienza collettiva degli italiani, rischia di produrre conseguenze irreparabili sui livelli di convivenza civile faticosamente raggiunti grazie alle conquiste costituzionali. Spetta anche a noi amministratori di piccoli comuni il compito di porre un argine a questa deriva”.