- Pubblicità -
Tempo di lettura: 2 minuti

Ancora una volta la scarpa assurge a simbolo di protesta. Il primo fu il segretario del partito comunista russo Nikita Kruscev che nel 1960, nel corso di una infuocata assemblea dell’Onu a New York, brandì la sua scarpa contro un rappresentante del governo filippino che denunciava l’imperialismo sovietico nei paesi dell’Est Europa.

Nel 2008, invece, durante una conferenza stampa a Baghdad, Bush junior evitò con uno scatto felino l’impatto con le scarpe lanciategli da un giornalista (poi condannato a tre anni di galera) in protesta per la guerra in Iraq.

Un gesto che ha avuto tanti emulatori nel corso di questi anni. Per info rivolgersi a Wen Jiabao, Mahmoud Ahmadinejad, Dominique Strauss-Kahn.

E ancora, molti ancora ricorderanno Place de la Republique invasa da migliaia e migliaia di scarpe, lasciate a terra dai manifestanti a cui era stato impedito di protestare contro l’inizio dei lavori della conferenza mondiale sul clima, a Parigi.

Domenica sera, su La7, nella sua consueta partecipazione a ‘Non è l’Arena’, è stata la beneventana Nunzia De Girolamo a rinnovare il connubio scarpa-protesta.

Tutto è nato dalla testimonianza di Elena Proietti, ex arbitro che sul campo di gioco ha perso la vista da un occhio e l’udito da un orecchio a causa di un pugno ricevuto da un calciatore.

Mi hanno lasciato sola, mi sarei aspettata che facessero qualcosa di più” – le parole indirizzate all’Aia – l’associazione italiana arbitri – dalla donna.

Questa ragazza ha avuto tutto quello che poteva avere”, la scarna replica del presidente Aia Marcello Nicchi.

Da qua la reazione della De Girolamo: via le scarpette rosse, indossate come simbolo nel giorno dedicato alla battaglia contro la violenza sulle donne. Poi la denuncia: “Nel giorno contro la violenza delle donne, non posso vedere una donna che ha già subito violenza, subirne un’altra, quella dell’indifferenza”.