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Benevento – Cinque mesi esatti di Benevento li festeggerà venerdì 23 marzo, quando la testa sarà ormai alla trasferta di Roma con la Lazio. Domenica, invece, Roberto De Zerbi inaugurerà contro il Cagliari il suo personale “girone di ritorno“. L’avventura in giallorosso del tecnico bresciano è infatti iniziata proprio contro i rossoblu. Era il 25 ottobre, 48 ore dopo essere stato nominato successore di Marco Baroni, con tanto di contestazione da parte dei tifosi per i suoi trascorsi foggiani. Un debutto amarissimo, colpa dell’inzuccata di Pavoletti in pieno recupero a sancire il successo di misura dei sardi di Lopez.

Costretto a ereditare una squadra in corsa, ferma a zero punti e costruita per un’altra idea di calcio, De Zerbi si è scrollato di dosso l’etichetta di integralista che lo aveva accompagnato nel suo approdo nel Sannio. In questi mesi ha dimostrato di saper cambiare, di sapersi adattare alle esigenze della rosa e allo stile di gioco avversario. Ha variato moduli e uomini ma ha sempre mantenuto salde le proprie idee e i propri principi. Un Benevento sbarazzino, capace di giocare a viso aperto contro chiunque e senza alcun timore. Una squadra, tuttavia, rimasta condizionata dagli equivoci estivi. Ha tirato dritto anche quando sono arrivate cinque sconfitte consecutive, lenite solo marginalmente dai complimenti.

Ci ha messo quasi due mesi per esultare, conquistando il primo punto contro il Milan grazie a Brignoli. Un punto di “non” partenza perché poi sono piovuti giù altri tre ko, consolandosi con il ritorno di capitan Lucioni nella trasferta del “Ferraris” contro il Genoa. Con il difensore ternano la Strega ha ottenuto il suo primo storico successo in A il 30 dicembre, piegando di misura il Chievo con il gol di Coda. Una vittoria bissata contro la Sampdoria, alimentando una ritrovata speranza, rinvigorita dal mercato invernale e scalfita solo dal nuovo stop di Lucioni

Un saliscendi di emozioni, di sensazioni. Quella voglia di crederci frenata dall’insindacabile giudizio del campo: quattro sconfitte consecutive e la sfida dal sapore di ultima spiaggia con il Crotone. Un successo per soddisfare la voglia di vendetta del “Vigorito“, probabilmente inutile considerando il successivo passo falso con l’Inter con annesse polemiche, la triste domenica del “Franchi” con la Fiorentina e il cammino delle antagoniste. All’appello manca il Verona per completare il “girone” di Roberto De Zerbi, una gara che non cambierà la sostanza: il Benevento ne ha viste e vissute veramente di tutti i colori in questa serie A.

Diciotto partite: tre vittorie, un pareggio e quattordici sconfitte. Troppo poco per poter credere in un miracolo. Oltre ai risultati, però, resta l’immagine di un uomo che ha saputo rivalutarsi agli occhi dei tifosi. Non sarà colpa sua se il Benevento, alla fine, retrocederà. Qualche errore magari l’avrà commesso, l’aver deciso di mettere da parte l’anima provinciale che non avrebbe guastato in determinate occasioni ad esempio, ma questo non giustifica la pioggia di critiche piovute all’improvviso. Le parole pronunciate prima di Firenze sono state vere, sentite e male interpretate da qualcuno. De Zerbi non si è consegnato all’altare della patria come vittima sacrificale, ha solo manifestato apertamente un pensiero condivisibile. Sarebbe stato lo stesso per tutti, solo che il caso ha voluto mettere proprio il suo Benevento sulla strada dei viola dopo il grande dolore. Il modo peggiore per chiudere un personale “girone di andata“.