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Benevento – Pubblicata la pagella verde dei capoluoghi di provincia italiani. Parliamo del 26esimo rapporto “Ecosistema urbano” di Legambiente e Ambiente Italia su dati 2018 che si basa su 18 parametri (isole pedonali, alberi, verde urbano, solare termico e fotovoltaico, uso efficiente del suolo, biossido di azono, PM10, ozono, consumi idrici domestici, dispersione della rete idrica, capacità di depurazione, passeggeri del trasporto pubblico, tasso di motorizzazione, incidenti stradali, piste ciclabili, produzione di rifiuti urbani pro capite e raccolta differenziata) raggruppati in 5 macroaree (aria, acqua, rifiuti, mobilità, ambiente).

Tutte voci che Legambiente tiene presenti per individuare una città ideale che, nell’ambito della sua indagine, otterrebbe il risultato massimo di 100. Quest’anno ad avvicinarsi di più a questo punteggio è stata Trento, che ha ottenuto il punteggio di 81,20 lasciandosi alle spalle Mantova e Bolzano, rispettivamente a 80,59 e 76,40. 

Ma come stanno messe le città campane e in particolare Benevento?

Nella classifica finale il nostro capoluogo si trova al 47esimo posto, prima tra le campane, raggiungendo un punteggio di 54,6 su 100, perdendo, però, 7 posizioni rispetto all’indagine dello scorso anno.

Circostanza che emerge dalle statistiche e da numeri venuti fuori dai parametri utilizzati da Legambiente e riportati dall’analisi e dalle mappe de “Il Sole24ore”.  Benevento entra nella top 20 delle città italiane in 3 indicatori: prima posizione per il tasso di incidenti stradali (solo 2.7 morti ogni 1000 abitanti), sesta posizione per la produzione di rifiuti urbani pro capite (410 kg per abitante), 13esima per le piste ciclabili (18,9 mq per abitante).

Il peggio del nostro ecosistema urbano, secondo Legambiente, viene dal problema atavico che attanaglia la nostra città: l’ultimo posto per la capacità di depurazione. Male anche nei consumi idrici e nella dispersione dell’acqua nella rete idrica (il 37,4% di quella immessa in rete si perde). La macroarea mobilità pecca soprattutto nell’offerta del trasporto pubblico mentre sui rifiuti manteniamo una posizione nella top 50 grazie alla differenziata al 62.1% ( in calo rispetto allo scorso anno).

Ma non basta. Gli indicatori ambientali da migliorare riguardano la presenza di alberi in città (solo 4 per ogni 100 abitanti), l’uso eccessivo di suolo e i mq di verde urbano (22 ogni abitante). Miglioriamo sul fotovoltaico pubblico: 4 Kw per abitante.

Per quanto riguarda le altre città campane, nella classifica finale dei capoluoghi green, dietro Benevento ci sono:

Avellino 65esima, con buoni risultati sui rifiuti e un secondo posto nella capacità di depurazione. La pecca del capoluogo irpino riguarda soprattutto la pessima qualità dell’aria. Dietro i due centri delle aree interne si piazza Caserta in 72esima posizione con 48,6 punti percentuali. Bene per la diffusione del solare termico e fotovoltaico pubblico, male per i servizi di mobilità e trasporto pubblico e soprattutto per la dispersione della’acqua nella rete idrica (58,2%).

Fanno peggio Salerno e Napoli rispettivamente 75esima e 84esima in questa speciale classifica. Il capoluogo guidato dal sindaco Vincenzo Napoli registra un’ottima capacità di depurazione delle acque ma è messo malissimo nella dispersione della rete idrica, nell’alto tasso di incidenti stradali, nel trasporto pubblico e nelle piste ciclabili (solo 0.2 mq per abitante). A danneggiare Salerno anche l’uso non efficiente del suolo e l’alta percentuale di biossido d’azoto presente nell’aria.

Per Napoli, città con un centro urbano immenso rispetto alle altre quattro città campane, l’84esimo posto complessivo. Ad incidere sul risultato lo smog, la poca differenziata (solo il 36%) e l’alta produzione di rifiuti urbani pro capite, la quasi nulla presenza di impianti solari e fotovoltaici pubblici, l’uso smodato del suolo e il poco verde urbano: solo 12,6 mq per abitante.

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