Paolo Crepet è uno dei grandi nomi mediatici della divulgazione sociologica, di quella psichiatria e in generale delle discussioni televisive sulla ‘filosofia di vita’, oltre che scrittore prolifico su tante tematiche del vivere nell’odierna società. Crepet è anche un fenomeno social. I video delle sue lezioni, dei suoi convegni, dei dibattiti a cui partecipa spesso diventano ‘virali’, aprono dibattiti e sono spesso utilizzati da chi vuol sostenere la propria idea utilizzando proprio le parole dello studioso di origini torinesi.
Ma proprio quest’ultimo aspetto è stato contestato da Crepet in occasione della sua presenza a Benevento come ospite di uno degli appuntamenti del Festival filosofico del Sannio, organizzato dall’associazione culturale Stregati da Sophia.
“I Libri li scrivo, faccio conferenze, ma non sono sui social – ha stigmatizzato Crepet – youtube è una sorta di ‘cash and carry’ che nemmeno si paga. Non mi frega granché. Non devo essere d’accordo con ciò che fanno. Certo ha aumentato la mia visibilità tra i giovani, fanno il loro lavoro ma il mio è un altro. Diciamo che non gli faccio scrivere dall’avvocato”.
Ai giovani, invece, Crepet ha quasi voluto chiedere: “Come si fa a non sognare?” – che poi era anche la tematica che è stata affrontata nella lectio magistralis che il sociologo ha tenuto in un Teatro San Marco ancora una volta gremito di giovani, ma anche tanti meno giovani venuti ad ascoltare. “Sognare è come respirare. Senza sogni non si può vivere e chi campa senza sognare è un disgraziato. I ragazzi si devono prendere la vita”.