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Benevento – Che nessuno sia profeta in patria è fin troppo chiaro. Sono tante le storie di persone che non hanno avuto la possibilità di potersi esprimere nella propria terra. Nello sport come nel lavoro, pare più facile mettere in mostra la propria eccellenza in altro posto. Forse sarà una questione culturale, forse una critica eccessiva, tant’è, si tratta di un’amara verità. Rimanendo su questo tema, dovrebbe riempire d’orgoglio sapere che è nelle sale il film “Il bene mio”, presentato in anteprima mondiale come evento speciale alla quindicesima edizione delle Giornate degli Autori del Festival di Venezia. Una pellicola diretta da Pippo Mezzapesa con Sergio Rubini come protagonista. Sei settimane di riprese tra la Puglia e la Campania. Lo scenario è quello di Apice Vecchia, il luogo definito Provvidenza nella pellicola, il protagonista è Elia, l’ultimo abitante invitato a lasciare questo posto distrutto dal terremoto per andare a Nuova Provvidenza (che sia proprio Apice Nuova?). Un po’ come accaduto a Tommaso Elia, barbiere che decise di riaprire la sua attività dopo il sisma del 1980. Insomma ci sarebbe tutto per potersi vantare di questa trasposizione cinematografica della realtà e invece si scopre, ed è una cosa quanto meno strana, che questa storia non ha appeal sul Sannio intero. Nessuna sala cinematografica beneventana e della provincia ha avuto interesse nel proiettare questa pellicola che parla di questa terra. In Campania sarà possibile vederlo a Napoli, a Caserta e a Mirabella Eclano. Per il dispiacere dei protagonisti, nessuna proiezione nel Sannio. Ed è un peccato perché si parla di un territorio che non sa promuovere se stesso. Non come in Puglia. Il film è stato girato anche a Gravina e qui sarà possibile vederlo, così come sarà proiettato a Bitonto, paese d’origine del regista, con tanto di sala piena fino all’inverosimile. Insomma il tacco d’Italia avrà il piacere di conoscere Apice Vecchia e valorizzare i propri centri, nel Sannio pare che questa esigenza non ci sia. Per ora la situazione è questa, probabile che qualche sala si ravveda e in seconda tornata decida di inserire il film nella programmazione. Evidentemente è una questione di costi elevati per un film che potrebbe non avere un ritorno economico adeguato alla spesa, peggio ancora se si tratta di una scelta delle sale che hanno deciso di non puntare sul proprio territorio. Un’occasione persa e allo stesso tempo la conferma che essere i promotori di ciò che appartiene è attività futile. In fondo è troppo banale pensare che sia più logico promuovere un territorio sannita nel Sannio prima e poi da qualche altra parte?