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Benevento – “Negozio chiuso per protesta. Siamo Imprenditori”. Questa è solo una parte di ciò che è scritto sul volantino affisso alla saracinesca di un esercizio commerciale di Via Nuova Calore a Benevento che rischia, a causa della sentenza della Cassazione del 30 maggio 2019, di veder vanificati tutti gli sforzi di avvio e sviluppo della propria attività imprenditoriale.

Parliamo di Canapò uno dei tanti grow shop nati negli ultimi anni che commercializza vari  prodotti a base di canapa e non solo. Bio cosmesi, articoli per fumatori, semi da collezione, piantine di Cannabis Sativa linneus certificate per uso ornamentale, eccetera eccetera.

La scure proibizionista di un prodotto, ricordiamolo, non “drogante” sta mettendo in ginocchio un settore in netta e costante crescita. La risposta dei proprietari del negozio “Canapò” è stata quella di chiudere per protesta e lanciare anche un appello: “Alla luce della sentenza della Cassazione del 30.05.2019, noi lavoratori, dipendenti, investitori, cittadini, consumatori del comparto cannabico rivendichiamo la liceità della pianta certificata appartenente alla famiglia botanica Cannabis sativa Linneus. Si parla di 15.000 punti vendita in Italia e 3000 ettari di produzione nel 2018″.

“La Corte di Cassazione – si legge ancora nel volantinonon legittima la commercializzazione dei prodotti, pertanto non essendo ancora pubbliche le motivazioni dei giudici, vendere i derivati del fiore di Cannabis Sativa Linneus è interpretabile come reato”.

La rabbia e la frustrazione degli imprenditori è tanta. Intanto, nei giorni scorsi, la Federcanapa ha commentato, attraverso una nota stampa, la sentenza della Corte di Cassazione augurandosi che: “Anche le forze dell’ordine si attengano a questa netta distinzione tra canapa industriale e droga nella loro azione di controllo e che non si generi un clima da “caccia alle streghe” con irreparabili pregiudizi, patrimoniali e non, per le numerose aziende del settore.”

Il problema appare serio. La scarsa informazione e la battaglia tutta leghista contro la canapa in generale appare strumentale e propagandistica. La confusione creatasi rischia di mettere in ginocchio le attività imprenditoriali legate al mercato dei derivati della Cannabis e cancellare i progressi fatti negli ultimi anni sulla sensibilizzazione alla tolleranza, all’uso, alla coltivazione privata e al consumo della cannabis anche con livelli superiori di THC.

Da tempo, in Italia, si parla di parziale legalizzazione, tolleranza, riduzione del danno e lotta al traffico e allo spaccio delle organizzazioni criminali (l’ultimo tentativo parlamentare a firma PD e Movimento 5 Stelle si è arenato dopo l’avvento del governo giallonero), sempre più felici di un regime restrittivo sul consumo delle cosiddette “droghe leggere”. Ricordiamo che da quando il mercato della vendita dei derivati della Cannabis è entrato a pieno regime, le attività legate alla spaccio di stupefacenti sono diminuite del 14%.

In attesa delle motivazioni della Cassazione, Canapò di via Nuova Calore resta desolatamente chiuso. Il futuro di decine di migliaia di attività imprenditoriali è appeso a un filo, sperando possa essere resistente come quello della canapa.