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Ponti ancora nel mirino della magistratura. A indagare è la Procura di Avellino e sotto osservazione sono finite le barriere laterali dei viadotti.

L’indagine è ovviamente legata alla strage del luglio 2013, quando un autobus sfondò le barriere di protezione, precipitando nel vuoto dal viadotto di Acqualonga, sulla A16. Quaranta le vittime di quella tragedia che nessuno ha dimenticato.

Ora, a distanza di cinque anni, una nuova inchiesta è partita da piazza D’Armi. Riflettori accesi sulla manutenzione dei viadotti e in particolare sulle condizioni delle barriere laterali del tipo ‘’New Jersey’.

E’ aumentato il grado di sicurezza dei ponti lungo quel tratto autostradale? O la situazione è persino peggiorata dopo il disastro? Sono gli spaventosi interrogativi a cui il procuratore Rosario Cantelmo prova a dare risposta.

A riportare la notizia è l’edizione odierna de ‘Il Fatto Quotidiano’ in un articolo che porta le firme di Vincenzo Iurillo e Daniele Martini.

Con la nuova inchiesta – si legge – il Procuratore di Avellino vuole capire, in sostanza, che cosa Autostrade per l’Italia ha fatto sulla A16 sul piano della manutenzione dopo la strage di Acqualonga, in particolare per le barriere di sicurezza. Con un decreto apposito il magistrato impone ad Autostrade di esibire e consegnare “gli atti relativi agli interventi manutentivi sulle barriere laterali” tra le uscite di Benevento e Baiano.

Undici le strutture monitorate: Pietra Gemma, Vallonalto II, Sabato, Vallone del Duca, Carafone, Lenze Pazze, Boscogrande, Del Varco, Vallonalto I, Scofeta Vergine e Francia.

L’azione della magistratura irpina parte da un’altra indagine, di tipo tecnico, effettuata tra il 2016 e il 2017 dall’ufficio territoriale dell’Ivea, l’Istituto di vigilanza sulle concessionarie autostradali del ministero dei Trasporti.

Gli ispettori, infatti, hanno segnalato la sussistenza di “gravi inadempimenti” derivanti “dall’inadeguato stato manutentivo dell’infrastruttura e da una carenza delle condizioni di sicurezza”.

In particolare, i tecnici ministeriali hanno constatato “la vetustà dei dispositivi di sicurezza e l’anomalia degli ancoraggi al suolo avvenuti mediante barre filettate e non con Liebig”.