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Benevento – Le statistiche vanno maneggiate con cura. A volte hanno l’aspetto di un giocatore di poker alla mano decisiva. Quella faccia un po’ così, beffarda e inaffidabile, può nascondere qualsiasi cosa, dalla pura verità al bluff più riuscito. Il caso di Spezia-Benevento è proprio il secondo. Chi non ha visto la partita e si ritrova tra le mani i numeri del confronto è portato a pensare a un risultato gonfiato nella sua interezza. Il Benevento è in vantaggio nei passaggi riusciti, nei tiri in porta, nei tiri da dentro l’area, nel possesso palla, nei corner e persino nei falli subiti. Un’incetta di premi inutili che non comprendono la classica ‘candela’, ovvero i gol fatti. Quanto a quelli incassati, la Strega ne concede troppi e troppo facilmente. Ieri ne ha regalati ben due (escludiamo il gran sinistro di Okereke che ha aperto il match) ma ha rischiato di capitolare almeno altre due volte. Sconfitta giusta, dunque, in barba a tutti i rilevamenti statistici.

L’alibi di Bucchi, la cui panchina sembra ora ondeggiare in un mare sempre meno calmo, può riferirsi agli infortuni e alle assenze che hanno caratterizzato il recupero in Liguria. Il tecnico stavolta non poteva proprio fare a meno di concedere un uomo in più agli avversari a centrocampo a causa dei forfait di Tello, Nocerino, Del Pinto e Bukata (ammesso che lo slovacco esista davvero), ma quel dominio in mediana è stato fin troppo evidente sin dai primi minuti. Ricci, Maggiore e Crimi hanno fatto ciò che volevano, interrotti solo a sprazzi da qualche giocata illuminante di Viola non sfruttata dai compagni e dalle rare interdizioni di Bandinelli. Nella ripresa la squadra si è divisa in due, dando quasi l’impressione di giocare due partite. E quella che dovrebbe essere la forza del Benevento, la spinta sulle corsie esterne, rappresenta un problema ormai da diverse giornate. Se gli spazi sono intasati, il Benevento si spegne, si dissolve nel nulla, anche perché nessuno dei giocatori che dovrebbero fare la differenza proprio lì riesce a saltare l’uomo con frequenza. Su questo non abbiamo dati statistici, ma ad occhio ciascuno di loro riesce a superare il diretto marcatore una volta ogni cinque o sei tentativi.

Ecco perché gli alibi, per quanto solidi, hanno una loro fine. E dove terminano gli alibi iniziano le colpe, o meglio i guai. Impossibile pensare che una squadra costruita per vincere il campionato non crei un’alternativa al suo gioco naturale e non si adatti a quelle che sono le difficoltà di un particolare momento ‘storico’ della sua stagione. Coda è sempre troppo solo in avanti, il supporto di Asencio è insufficiente, la copertura in fase difensiva non esiste e la concentrazione – purtroppo – viene meno nei momenti determinanti. Il gol del 3-1 propiziato da Billong nasce da un passaggio-killer di Letizia, ad esempio, dunque molto prima che il francese la tocchi maldestramente all’indietro per un insufficiente Montipò. Era già accaduto a Carpi, quando fu Gyamfi a sbagliare, ma potremmo citare almeno sei episodi simili che ci rimandano a una conclusione logica: manca la fiducia, e questo è più preoccupante di ogni defaillance.

All’orizzonte si affacciano ora partite dal coefficiente di difficoltà elevato per la Strega, che se la vedrà prima con il Perugia e poi con il Palermo in rapida successione, per non parlare dei confronti ancora in programma con Verona e Crotone, altre due compagini partite per battagliare nell’alta classifica. Sabato al Vigorito farà tappa la squadra di Nesta, che concede tanto ma è capace al tempo stesso di produrre un calcio armonioso ed efficace; poi toccherà al Renzo Barbera e al Palermo di Stellone, che non ha bisogno di presentazioni ed è anzi pronto a prendere il largo in un campionato che sta vedendo man mano allontanarsi dalla vetta le più papabili indiziate alla vittoria. Tra queste, purtroppo, va segnalato proprio il Benevento, che non si sta dimostrando in grado di rispettare ciò per cui è stato costruito. Agli indizi relativi alla sconfitta interna con l’Ascoli e al brutto pareggio del Cabassi, se n’è aggiunto un altro, firmato Okereke, che vale una prova. E la sensazione è che il futuro di Bucchi, già in bilico alla vigilia della brutta prestazione di ieri, passi per risultati di assoluto prestigio. Tra il rilancio e le tenebre il confine può essere sottile. Visti i chiari di luna, un grande in bocca al lupo è d’obbligo.

Foto: Spezia Calcio