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Benevento – “La sintesi la troveremo”. Antonella Pepe ne è sicura. Dal centrosinistra, che oggi pomeriggio riunirà il tavolo tematico, verrà fuori una proposta di candidatura a sindaco condivisa. Capace cioè di tenere assieme tutti, quelli che vogliono innovare e quanti auspicano l’indicazione di un profilo riconoscibile: “Discontinuità e autorevolezza sono esigenze che troveranno risposta in una figura in grado di coinvolgere competenze, intelligenze ed energie”. E pazienza se Vincenzo De Luca prenderà un’altra strada, lasciando cadere la sua preferenza su Clemente Mastella. “Il sindaco lo sceglieranno i beneventani, non il governatore. E comunque De Luca si comporterà da Presidente, rispettando le istituzioni e la politica, neanche su questo ho dubbi”. Ma nel confronto con la coordinatrice della segreteria provinciale del Partito Democratico non c’è spazio solo per palazzo Mosti. Mentre scorrono i titoli di coda sull’esperienza Zingaretti, “speravo ci ripensasse”, Antonella Pepe chiede al Pd nazionale “un congresso costituente”. L’assise provinciale, invece, potrebbe vederla protagonista assoluta: “La mia candidatura come segretario? Io ci sarò a prescindere dai ruoli, come sempre”. Se ne riparlerà domani. L’agenda, oggi, detta come priorità le elezioni.

E allora partiamo dalla vicenda amministrative: quanto inciderà il rinvio del voto al prossimo autunno sul percorso di costruzione della coalizione di centrosinistra? In parole povere: quando conosceremo il nome del candidato sindaco e la composizione della coalizione?
“Certo il rinvio inciderà positivamente sulla serenità delle persone, con una campagna vaccinale che sarà quasi sicuramente ultimata e un accenno di ritorno alla normalità che ci permetterà di discutere nel merito delle questioni e delle proposte. Per quanto riguarda il candidato sindaco la fretta non è mai buona consigliera, stiamo facendo un lavoro importante che serve ad affiatare una squadra. Arriverà presto anche l’allenatore”.

A leggere le varie prese di posizione sembra si sia già creata una contrapposizione tra chi chiede un nome nuovo e di rottura e chi preferirebbe puntare su un profilo autorevole e già riconoscibile. Lei da che parte sta?
“Non credo ci sia una contrapposizione, anzi, c’è la volontà unanime di offrire alla città una proposta valida, di prospettiva, capace di cogliere le sfide della programmazione europea e di ridare centralità al capoluogo nel contesto provinciale e regionale. Una figura capace di coinvolgere competenze, intelligenze ed energie, che sappia guidare una squadra. È su questo che si misura l’autorevolezza e la riconoscibilità e anche la rottura con un modo di amministrare tutto orientato alla gestione e alla conservazione di rendite personali”.

Fuori dal politichese, le sue prese di posizione contro alcune scelte compiute da De Luca nella gestione dell’emergenza Coronavirus hanno sorpreso, se non nei contenuti almeno nella durezza dei toni. Sembra di essere ritornati ai tempi in cui il Pd sannita ‘sfiduciava’ in direzione il suo governatore.
“Premetto che le mie posizioni sono esclusivamente personali e, vorrei anche ricordare, non nuove. Il Presidente De Luca ha gestito l’emergenza con grande fermezza, soprattutto nella prima fase, dando anche risposte alla crisi determinata dall’epidemia, attraverso un Piano economico e sociale reso possibile anche dalla deroga operata a livello nazionale per l’utilizzo dei fondi europei non spesi. Questo gliel’ho sempre riconosciuto. Ho espresso, invece, profonde criticità, come molti altri, sulla gestione delle scuole, in una regione, la Campania, che ha la maggiore percentuale di abbandono scolastico e di rischio di povertà educativa. E non ho condiviso il linguaggio, i modi, le invettive contro diversi esponenti di governo, una comunicazione unilaterale, tutta a mezzo social e senza contradditorio. Non si può cavalcare l’emergenza, soprattutto in una fase così delicata, che tocca la vita, il lavoro e gli affetti delle persone. Non ultimo la vicenda della Zona Rossa generalizzata per tutto il territorio regionale senza guadare alle profonde differenze tra aree metropolitane e aree interne. Infine, sul punto, lasciatemi ribadire una considerazione”.

Prego
“Ho sempre ritenuto un valore la lealtà, non la fedeltà, e sulla mia lealtà al Partito democratico parla la mia storia e la mia militanza”.

E allora restiamo su questo: su De Luca e il Partito Democratico. Il governatore, con ogni probabilità, a Benevento sosterrà la candidatura di Clemente Mastella. Per il Presidente della Regione, come pure ha chiarito il figlio-deputato Piero, si deve partire dalla coalizione delle regionali. Vorrebbe dire ritrovarvi da avversari alle prossime elezioni. Non le pare una stramberia?
“Il presidente De Luca non esercita il suo diritto di voto a Benevento, cosa che, invece, spetta ai cittadini di Benevento e ai quali noi dobbiamo offrire una proposta coerente e credibile di cambiamento e rigenerazione della città. Le coalizioni si formano sulla condivisione di idee, programmi, non su modelli stabiliti. Basti pensare a cosa dichiaravano l’attuale sindaco e consorte sul presidente De Luca solo fino a qualche mese prima di siglare l’alleanza. Per quanto ci riguarda, quindi, parla lo statuto del Pd che sancisce l’autonomia delle federazioni. E la federazione sannita è alternativa a Clemente Mastella. E non per una questione personale ma perché il giudizio politico e amministrativo sulla sua esperienza a palazzo Mosti è negativo. In ogni caso, sono convinta che il Presidente De Luca si comporterà come la sua stessa funzione richiede, con grande rispetto istituzionale e politico, consapevole che è chiamato a rappresentare i cittadini di tutta la regione, non i micro interessi di bottega”.

Parliamo del Pd: Zingaretti, sorprendendo tutti, ha rassegnato le dimissioni da segretario. Lei che ‘zingarettiana’ non lo è stata mai che opinione si è fatta su quanto accaduto?
“Speravo ci ripensasse, ma non mi pare si vada in questa direzione. Per quanto mi riguarda posso “vantare” di averli persi tutti i congressi, ad eccezione del lontano 2009 con Bersani ed Enzo Amendola. Sono, però, convinta che Zingaretti abbia guidato il partito nella sua fase più difficile, dopo la debacle elettorale e nel pieno di una pandemia, con grande umiltà, cercando sempre di ricucire e mai rompere”.

E adesso da dove e da chi si riparte?
“Credo che più che un tema di leadership il Pd sia arrivato ad un punto di non ritorno nella definizione di se stesso. La pandemia ha accelerato questo processo ponendo temi non più rinviabili, dalla lotta alle disuguaglianze al ruolo dello Stato, al lavoro, alla conservazione delle risorse naturali. Abbiamo, quindi, bisogno di un segretario che lavori pancia a terra per ricostruire ed un congresso che sia costituente, capace di parlare al Paese e che costruisca la nostra proposta dell’Italia del domani, non una semplice conta per la definizione degli equilibri interni”.

Anche la federazione sannita è vicina al congresso. Valentino, di fatto, ha ‘smesso’ la funzione di segretario delegando il tutto al coordinamento ma è evidente che serve un momento di chiarezza, anche perché agli occhi dell’opinione pubblica la spaccatura tra l’area che è maggioranza nel partito ed ‘Essere Democratici’ ha assunto dimensioni clamorose. Qualche settimana fa abbiamo assistito alla creazione di due gruppi consiliari a palazzo Mosti e la sensazione è che in autunno vedremo due liste contrapposte alle amministrative del capoluogo. A sorprendere, in particolare, è il fatto che nessuno abbia provato a ricucire lo strappo.
“Confesso che ancora non riesco a comprendere le ragioni politiche di quella spaccatura, soprattutto da parte di chi è stato co-protagonista della gestione e dell’indirizzo del partito in tutti questi anni, ricoprendo ruoli e funzioni a tutti i livelli. Per quanto riguarda palazzo Mosti gli elementi di criticità erano ormai evidenti da tempo, a partire dalla debolezza dell’opposizione in seno al Consiglio Comunale, fino ad arrivare ad atti politici molto gravi da parte di alcuni esponenti, quali ad esempio garantire il numero legale all’attuale maggioranza. La necessità di creare un altro gruppo è stato un atto di chiarezza, verso la città in primis, dell’azione del Partito Democratico, impegnato a costruire un’alternativa all’attuale amministrazione”.

La resa dei conti al congresso provinciale?
“I congressi servono a definire le linee politiche e le leadership, quindi, più che resa dei conti ampio spazio alla discussione, nell’interesse esclusivo del Pd e della sua straordinaria comunità che anche in un momento difficile ha saputo unirsi e correre, come è accaduto alle ultime regionali, riuscendo ancora una volta a confermare il seggio in Consiglio Regionale. Un risultato straordinario e tutt’altro che scontato”.

Un risultato al quale lei ha contribuito in maniera decisiva. E dunque ci viene naturale pensare a lei come candidata alla carica di segretario provinciale del partito. E’ così: sarà della partita?
“Penso che la grande forza del Partito Democratico sia la sua comunità, gli iscritti, gli amministratori locali. Insieme ad Erasmo Mortaruolo abbiamo fatto un lavoro di squadra, importante, in sintonia, consapevoli che avevamo di fronte una sfida ben più alta della nostra competizione interna. È questo che differenzia le formazioni momentanee, o addirittura familiari, dai grandi contenitori politici. Al prossimo congresso, insieme al corpo vivo del partito territoriale, decideremo chi rappresenterà meglio la nostra proposta ed il lavoro che saremo chiamati a fare. Certo è che io sarò, a prescindere dai ruoli, come ci sono sempre stata, al servizio del partito democratico e dei nostri territori”.