Benevento – Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa diffusa da Isidea:
Presente a Palazzo Paolo V al “confronto aperto alla cittadinanza”, Isidea non ha avuto modo di esprimere il proprio parere in merito al progetto “Via Appia Regina Viarum” di candidatura nella lista del patrimonio mondiale dell’Unesco.
Esclusi da una diretta partecipazione, riservata a pochi eletti, continuiamo ad essere trattati da umarells: quelli che possono solo sbirciare minime anticipazioni, fornite in particolare da giornali allineati, di progetti predisposti d’imperio (… ma a Traiano sarebbe piaciuta la sua via Appia e lo spostamento della sua statua bronzea davanti all’Arco, destinato ad essere “colpito al fianco” da una teca lapidaria!) Agli interventi autoelogiativi dei funzionari ministeriali sul loro peculiare work in progress, senza alcun accenno ai costi/benefici, hanno fatto seguito l’intervento volante del Sindaco di Benevento e l’illustrazione dettagliata e propagandistica dei Progetti PICS, tra cui il predetto lapidarium (che secondo ISIDEA dovrebbe essere spostato nell’area museale di Sant’Ilario) ed il “Front office turistico” con sosta dei pullman nella mai valorizzata piazza Cardinale Pacca, incredibilmente autorizzato dalla Soprintendenza, nonostante il vincolo archeologico e la mancata musealizzazione di quanto ampiamente venuto alla luce in scavi del secolo scorso.
Prima della precoce conclusione del mancato confronto, è intervenuta l’Assessora comunale alla Cultura che, nella sua veste di giurista, ha richiamato l’art. 118 della nostra Costituzione per esaltare la giornata che volgeva al termine. Benissimo, Assessora! Visto che tiene tanto alla Sussidiarietà, e sempre in attesa dell’attivazione degli Organismi previsti dall’art. 74 dello Statuto comunale, perché non si impegna a ritrovare tra gli atti del Comune quella bozza di Regolamento per l’Amministrazione condivisa dei Beni Comuni, che ISIDEA promosse in Rete Campus e che fu consegnato già nella precedente consiliatura all’amministrazione Mastella? I “patti collaborativi” tra cittadini singoli e associati risolverebbero i problemi di tutela e conservazione di così tanti beni culturali. A cominciare dalla Chiesa di Santa Sofia e dal suo Campanile, destinato a ritornare una bomba ecologica. Ad oltre dieci anni dal riconoscimento UNESCO, la Chiesa viene impropriamente percepita come una parrocchia, affidata alla Curia dal FEC e non dalla Provincia, che dal 1939 ne è proprietaria (vedi “dossier Colloca”). Aperta e chiusa dal Parroco, è lasciata senza alcuna custodia, che potrebbe assicurare il personale del Museo del Sannio, di cui la Chiesa è “la Sala n. 1” (vedi prof. Elio Galasso).
Come sottolineato dalla stessa dirigente ministeriale Ferroni, ottenuto il riconoscimento UNESCO bisogna saperlo gestire. Se la nostra città ha fallito col Complesso Sofiano, perché dovrebbe aspirare nel 2024 ad un’altra sterile bandierina di consolazione? E che dire della recente inclusione di Benevento nel percorso transnazionale “La Rotta di Enea”, certificato dal Consiglio d’Europa e oscurato dal Comune? Per quanto detto, ISIDEA invita a concentrarsi, col PNRR, anche su altre strategie di sviluppo territoriale: ad esempio, “Benevento Città Congressuale” nell’ex tabacchificio di via XXV Luglio ed in altre strutture, come Villa dei Papi.