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Benevento – Il campionato volge al termine, la retrocessione è ormai certificata, ma c’è una notizia extra-campo che – se possibile – sta facendo agitare (e infuriare) non poco i tifosi giallorossi. E’ arrivata pochi minuti fa da Roma, dove il trequartista del Cagliari, Joao Pedro, trovato in ben due occasioni positivo all’idroclorotiazide – un diuretico proibito – è stato squalificato per soli sei mesi. La mente è andata subito al caso-Lucioni, capitano sannita costretto a rimanere fuori dai giochi per la positività al Clostebol riscontrata dopo Benevento-Torino alla terza giornata. Lucioni, come noto, è tornato in campo grazie alla sospensione tra il dicembre e il gennaio scorsi contro Genoa, Chievo e Sampdoria prima di essere fermato nuovamente dalla sentenza definitiva che suonò come una eccessiva condanna: un anno di squalifica. Il “minimo della pena”, si disse, una frase che oggi ha il sapore di beffa. Le regole tassative dell’antidoping sono crollate d’improvviso, lasciando solo tanto amaro in bocca all’ambiente sannita e – immaginiamo – soprattutto allo stesso LucioniJoao Pedro ha già scontato due mesi della sua squalifica (essendo stato fermato lo scorso marzo) ed era tornato disponibile – sempre grazie alla sospensione della pena in attesa della sentenza – contro la Fiorentina nella sfida determinante per la salvezza dei sardi, decisa da un gol di Pavoletti. Probabilmente il rientro d Lucioni ad aprile – e dunque dopo sei mesi – non avrebbe cambiato le sorti del campionato, ma resta un gigantescsco punto interrogativo sulle ambiguità di un caso pieno di assurdità. Qualcuno, ora, dovrà inevitabilmente dare spiegazioni.