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Se non fosse per la stazza da corazziere che non lo fa di certo passare inosservato, in pochi si sarebbero accorti dell’ingresso di Krzysztof Kubica contro Palermo, Cittadella e Modena. Gettato nella mischia da Fabio Cannavaro, il polacco non è riuscito a lasciare un segno tangibile della sua presenza in campo.

Aspettarsi che il 23enne calciatore di Żywiec avrebbe rappresentato la soluzione ai mali della Strega sarebbe stato francamente troppo, ma per l’investimento sostenuto a fine agosto (quasi 1,2 milioni di euro) per portarlo in Italia e strapparlo alla concorrenza era lecito attendersi qualcosa di più.

Tanti i fattori che hanno influenzato l’avvio di stagione del classe 2000, catapultato improvvisamente in un nuovo Paese e in un nuovo campionato. Un percorso naturale di adattamento frenato dagli affanni del Benevento, dal cambio di allenatore e dalla frattura del quarto metatarso del piede destro che lo ha tenuto in infermeria per oltre due mesi.

Le attenuanti, insomma, non mancano. Un rendimento condizionato anche dall’esigenza di reinventarsi in nuove zone di campo. Non è un caso, infatti, che Kubica abbia vissuto la sua miglior stagione allo Górnik Zabrze (club dal quale è stato prelevato) lo scorso anno, venendo impiegato in un centrocampo a due. Idea tattica che a Benevento si è vista con il contagocce, con il polacco spesso utilizzato da mezzala in una linea a tre o addirittura nei due trequartisti alle spalle della punta.

Nella Ekstraklasa, il campionato polacco, il tecnico Jan Urban lo utilizzava costantemente nei due di centrocampo nel suo 3-4-2-1, confermandone la posizione anche in occasione di sporadiche variazioni (3-4-1-2 o 4-2-3-1). Un ruolo cucito su misura per Kubica, tanto da finire per nove volte nel tabellino dei marcatori. Otto reti messe a segno di testa, facendo valere il suo metro e novanta di altezza.

Numeri che a fine agosto hanno convinto il direttore sportivo Pasquale Foggia ad affondare il colpo, senza attendere la scadenza del contratto per portarlo nel Sannio. Un investimento cospicuo su un ragazzo in grado di collezionare 57 presenze in due anni con il Górnik Zabrze, finendo nel giro delle Nazionali Under 19 e Under 21 della Polonia.

Qualità riconosciute anche da Fabio Cannavaro: “Kubica ha caratteristiche importanti, è giovane e si può lavorare bene con lui. Può ricoprire più ruoli: davanti alla difesa, mezzala o trequartista, anche perché è molto bravo nell’area avversaria. Ancora non ha preso il ritmo del calcio italiano, dobbiamo velocizzarlo di pensiero e di gambe”. Furono le parole del tecnico giallorosso alla vigilia della trasferta di Modena.

Un attestato di stima per un ragazzo che fino ad ora ha collezionato appena sei apparizioni col Benevento, entrando sempre dalla panchina, per un totale di 90 minuti trascorsi in campo. Lo spazio di una partita in pratica. Troppo poco per stilare un bilancio su un calciatore che avrebbe bisogno di tempo per calarsi appieno nella nuova realtà e integrarsi nei meccanismi della squadra. Un tempo che una Strega chiamata a risalire la classifica in questo momento non può permettersi.