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Il Presidente della Provincia di Benevento Nino Lombardi ha espresso la sua più viva e profonda preoccupazione in merito ad una norma della Legge di Bilancio per il 2023 in discussione al Parlamento che si tradurrà in una vera e propria decimazione delle Dirigenze scolastiche nel territorio delle aree interne e periferiche.
Secondo l’art. 99 della proposta di legge, il Piano di Dimensionamento della Rete scolastica da approvarsi entro il novembre di ogni anno dovrà, infatti, portare da 600 a 900 il numero minimo di alunni iscritti in un Istituto (sia di primo che di secondo grado) al fine di conservare l’autonomia scolastica.
E’ perfino inutile sottolineare quale sarà la conseguenza di questa norma, se approvata, nel territorio sannita: basterà soltanto dire che da anni la Provincia di Benevento si batte per abbassare invece fino a 300 il numero degli alunni iscritti per ogni Istituto in quanto territorio a prevalenza collinare e montano interessato (come in altre parti d’Italia) dal ben noto andamento negativo demografico che si registra nelle aree interne meridionali.
«Se le aree interne meridionali debbono rinunciare anche all’autonomia scolastica, cosa resterà sul territorio delle aree interne meridionali a presidio e a difesa della loro identità locale e della vitalità stessa della collettività locale?»: questa la domanda retorica che si è posto il Presidente della Provincia di Benevento
Per concretizzare con ogni urgenza iniziative di natura politica volte a contrastare questo proposito del Governo, il Presidente della Provincia di Benevento ha voluto che l’argomento fosse immediatamente iscritto nell’ordine del giorno della Conferenza dei Capigruppo del Consiglio Provinciale già convocata per il giorno 6 dicembre in preparazione della riunione del Parlamentino di fine anno.
«E’ indispensabile dare una risposta forte di contrasto per questa manovra del Governo» – ha detto Lombardi. «Il problema, evidentemente, non è affatto connesso agli schieramenti di natura partitica, che pure hanno la loro dignità, ed hanno tutto il diritto di delineare le proprie scelte strategiche. Qui si tratta invece di difendere il territorio delle aree interne meridionali e delle aree periferiche: non è pensabile e non è ammissibile che vengano applicate in materie tanto delicate norme uniformi su tutto il Paese, con tutte le sue diversificazioni interne, quando tutti gli indicatori di natura statistica attestano che quasi la metà degli 8.000 Comuni perde abitanti anche per la carenza di servizi pubblici essenziali, oltre che per la mancanza di lavoro. Dobbiamo chiedere al Parlamento, alla Regione Campania, alla Conferenza Stato Regioni di cambiare questa norma e di assicurare la dignità e la vita delle Istituzioni scolastiche sul territorio».