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Meritocrazia e cultura: due baluardi del Movimento 5 Stelle pre mutazione che con la simbolica, ma più che mai reale, nomina del comico Lino Banfi nella Commissione Unesco, vanno definitivamente a cadere.

La guerra ai “professoroni”, ai radical chic, agli intellettuali è sempre stata un punto forte dell’alleato di Governo dei 5 Stelle; quella Lega in cui i propri rappresentanti istituzionali si mostrano “fieri della loro ignoranza” e di “non aver mai letto un libro”. In un Paese dove la lettura più impegnata è quella relativa alle notizie di cronaca, la capacità di analisi critica e comprensione del testo diminuiscono in un modo spaventoso nell’ottica di una agognata “semplificazione del reale, del complesso”.

Dinamiche di cui la politica non solo si è appropriata ma, anzi, appare divulgatrice. E allora la meritocrazia dell’ignoranza prende il sopravvento perché dà la sicurezza di non dovere dimostrare nulla, anzi di esserne fieri. Lino Banfi ieri esordiva così: “che c’entro io con la cultura’. Le istituzioni sono fatte con persone laureate, io invece voglio portare un sorriso ovunque, anche nei posti più semplici”. Meno lauree e più sorrisi dunque.

Le scene di ieri sono l’ennesima dimostrazione che si è fatta strada l’idea per cui, per fare azione di governo, non sia più necessario ricorrere ad alcuna disciplina legata ai codici del sapere o ai linguaggi delle istituzioni scolastiche/universitarie. Intanto l’Italia resta, così, lontana dalla media europea per la spesa in ricerca e sviluppo. Negli anni è rimasta stazionaria, di poco superiore allo 0,5% del Pil, mentre gli stanziamenti del Ministero per l’Istruzione, università e ricerca agli enti pubblici sono scesi dai 1.857 milioni del 2002 ai 1.483 del 2015. Nella legge di bilancio 2019, alla voce università, si investono 50 milioni: 40 milioni per la dote del Fondo di finanziamento ordinario (Ff0) e 10 milioni la dote per il diritto allo studio. Misure standard che hanno poco a che fare con “il cambiamento”.

Il passato, dunque, non è più maestro ma resta l’unica materia prima nel fornire la stampella a una nazione che appare disorientata, incattivita e sempre più fiera della sua ignoranza.

In questa giungla di semplificazioni la spiegazione del concetto di cultura, nella definizione usata da un noto politico locale, è: “Il libro, il teatro” e non quel processo di formazione dell’individuo che, attraverso l’educazione, giunge al possesso delle tecniche necessarie per la convivenza sociale e per la partecipazione alla vita politica, oppure quel complesso che include le conoscenze, le credenze, la morale, le abitudini e gli oggetti materiali di una comunità. 

Interdipendenza culturale, contaminazione e ibridazione dei saperi sembrano concetti astrusi e impronunciabili in un paese che nella sua confusione identitaria si rifugia nell’”Italia agli Itagliani”, nel simbolismo e nelle radici cristiane a giorni alterni.

In questo tourbillon di considerazioni, ritorniamo alla real politik. In Commissione Cultura al Senato infatti, c’è Danila De Lucia,  rappresentante sannita appartenente al Movimento 5 Stelle, a cui chiediamo un parere sulla nomina di Banfi all’Unesco: “Dopo le tante parole scritte in queste ore, è utile cercare di fare un po’ di chiarezza sulla nomina di Lino Banfi annunciata ieri da Luigi Di Maio nell’ambito dell’evento di presentazione del Reddito di Cittadinanza a Quota 100. Lino Banfi è stato nominato membro dell’assemblea della Commissione nazionale italiana per l’Unesco tra i componenti scelti dal Ministero dello Sviluppo Economico in sostituzione di Folco Quilici, che ricopriva il ruolo di referente per la comunicazione, venuto a mancare lo scorso 24 febbraio.”

È evidente –scrive la senatrice De Luciaquindi, che il ruolo del noto artista non sarà quello di rappresentare l’Italia in sede Unesco, quanto quello di promuoverne i programmi in Italia, uno dei compiti specifici della commissione. Da questo punto di vista scegliere un personaggio dello spettacolo noto e amato dal grande pubblico può risultare una strategia efficace nel promuovere in modo ampio la missione e i valori dell’Unesco e quindi del patrimonio culturale in generale”.

Colgo questa occasione – conclude l’onorevole pentastellata –  per segnalare che, quasi in contemporanea, Gianandrea Barreca, Francesca Canfora e Claudio Varagnoli sono stati nominati componenti del Comitato tecnico-scientifico per l’arte e l’architettura contemporanee. Barreca e Canfora sono i membri designati dal Ministro per i beni e le attività culturali Alberto Bonisoli mentre Varagnoli è stato eletto dal Consiglio Universitario Nazionale. Queste nomine avrebbero meritato sicuramente altrettanta attenzione mediatica.”

La senatrice De Lucia chiude il suo intervento con una curiosità sull’attore pugliese: “Una delle poche volte in cui Banfi si è scoperto attore drammatico è stato a Benevento, nella Città Spettacolo del 1995, quella che Costanzo dedicò ‘al padre e alla madre’.Dinanzi ad un attento pubblico, andò in scena con ‘Vespro della Beata Vergine’, di Antonio Tarantino, in ‘ prima assoluta’ al teatro Massimo, scene di Arnaldo Pomodoro e regia di Cherif. Una vera prova d’attore dal sapore di poetica drammaticità”.