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Benevento – Chiusa questa mattina l’istruttoria dibattimentale relativa al processo “Mani sulla Città” che, ricordiamo, nasce dall’inchiesta del sostituto procuratore Antonio Clemente e della digos su appalti e forniture di beni e servizi di Palazzo Mosti che ha coinvolto diversi funzionari, dirigenti ed ex amministratori dell’Ente e che causò nel 2013 un vero e proprio terremoto politico in città.

Ben 48 gli imputati, di cui 33 già interessati dalla prescrizione per alcuni capi d’imputazione a cui si aggiungono alcune società che avevano eseguito i lavori oggetto anch’esse di contestazione e che vede posizioni differenziate dei vari imputati rispetto ai reati di corruzione, concussione finalizzata ad avere consensi elettorali, e truffa.

In aula sono stati ascoltati gli ultimi testimoni della difesa. Prossime udienza, il 28 febbraio quando discuteranno il PM Assunta Tillo, i legali di parte civile e quattro difensori di altrettanti imputati, il 28 marzo per poi giungere alla sentenza in data 18 aprile.

Stamane si è proceduto all’escussione di sette testimoni di cui tre relativi alla posizione di Luigi Boccalone. Al centro della discussione l’acquisto, le forniture e la realizzazione di lavori eseguiti da alcune ditte presso l’abitazione del Boccalone a San Martino Sannita. Impianti idrici, termocamini, porte e un gazebo di cui i testimoni hanno confermato di aver ricevuto pagamenti.

Successivamente è toccato a tre testimoni chiamati in causa dall’avvocato Prozzo per la posizione di Pietro Ciardiello sull’urbanizzazione di Pacevecchia e alcuni lavori documentati dai contratti d’appalto e preventivi confermati dai dipendenti della ditta Artistica che si occupa di pubblica illuminazione in città.

Infine è toccato ai due testimoni chiamati in aula dai legali di Aldo Damiano. Il funzionario dei vigili del fuoco Angelo Feleppa ha spiegato e confermato di aver chiesto consigli al Damiano per iniziare dei lavori di ristrutturazione nella sua abitazione: “Aldo mi ha consigliato due-tre ditte e io poi ho scelto quella di De Blasio perché la più conveniente economicamente. Ho chiesto a lui perché ho lavorato fuori Benevento e non conoscevo ditte fidate. Ho pattuito il compenso con De Blasio e ci siamo lasciati con un sorriso e una stretta di mano senza problemi”.

Sul rapporto tra De Blasio e Damiano anche la testimonianza del cognato dell’ex assessore ai lavori pubblici. Lucio Luciano si affidò al De Blasio per dei lavori di ristrutturazione di una proprietà ad Anacapri: “Decisi di affidarmi ad una ditta di Benevento perché i prezzi delle imprese di Capri erano fuori mercato. Non ho conoscenza di rapporti tra Aldo e De Blasio. Effettivamente De Blasio eseguì i lavori che ho pagato per ben 80mila euro, a volte in contanti, altre con assegno a seconda della mia disponibilità. Poi però decisi di affidarmi a un’altra ditta perché non ero soddisfatto dei lavori di De Blasio che considerai mediocri.” Pagamenti, anche in questo caso, documentati dalla difesa di Damiano e acquisiti dal Collegio.

Si chiude così oggi questa lunga fase dibattimentale di un processo di cui nei prossimi mesi si attende finalmente una conclusione.