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Benevento – “Movida”, sempre la “movida”, solo la “movida”. Un concetto da sempre distorto, perchè associato alla violenza. Ma non è così, non lo è per niente. “La speciale atmosfera di vitalità in campo culturale e artistico e il particolare dinamismo intellettuale“, questa è la reale definizione e la recita la Treccani, non un tizio qualsiasi. Parlare di movida violenta è scorretto, parlare di giovani che interpretano male il divertimento è cosa, invece, più vicina alla realtà dei fatti che coinvolgono nel week end in particolar modo.

Trasformare il sabato da divertimento puro e spensieratezza in interventi di ambulanze e risse è frutto dell’iniziativa personale, è soggettivo, è come si decide di vivere quel momento e come detto, se fatto così, è distorto. E allora si corre ai ripari, ma anche in questo caso il rimedio è distorto. Nella città di Benevento si osservano presidi ad evitare che le auto entrino nel centro storico, presidi abbondanti quando il bubbone esplode, sporadici quando la situazione è alla normalità, come ieri con una sola auto all’inizio di Corso Garibaldi e due Vigili a piedi in mezzo ai giovanissimi.

Di controlli neanche l’ombra, tanto che i ragazzi, per la maggior parte minorenni, hanno potuto tranquillamente accedere nei locali, prelevare la propria bevanda, il più delle volte a base alcolica, e uscire e chiacchierare. Questo sarebbe il momento nel quale la task force, esigua come detto, dovrebbe dare un senso alla propria presenza. A occhio nudo si riconosce subito un minorenne. Prassi vorrebbe fermare il ragazzo col cocktail in mano, toglierlo e chiedere dove lo ha acquistato per andare a chiedere conto di tale vendita a chi ha somministrato la bevanda. Ieri no, ieri bastava passare in uniforme per dare testimonianza della presenza, ma intanto l’attività di vendita e consumazione andava avanti. E quando proprio non c’è stata possibilità di non intervenire, allora si è alzata la voce. Beccare un ragazzino con una birra in mano non poteva passare inosservato. Tolta la bevanda, svuotata in un angolo, bimbi che vanno via in fretta e furia e ramanzina al proprietario del locale che, ovviamente, senza alcun riscontro, non ha fatto alcuna difficoltà a dire non aver venduto la bibita.

Una situazione grottesca che coinvolge tante figure. Locali disattenti in una vendita che si rivela fin troppo “libera” (il flusso continuo di ragazzi non consente di essere attentissimi e, diciamocela tutta, in un periodo di crisi, nessuno guarda “all’età dei soldi”, ma questa non deve essere mai una giustificazione), ragazzi avventati che pensano di essere i padroni del mondo, di poter fare tutto e infine maglie fin troppo larghe nei controlli da parte degli addetti alla sicurezza per i quali fa più scena chiudere varchi di accesso alle strade che tenere a bada i primi due (bloccare i giovani e punire i venditori).

Bello vedere la sfilza di auto delle forze dell’ordine il primo giorno dell’ordinanza contro la “movida violenta”, come a dire “finalmente c’è un controllo all’eccesso”. Poi? Pochi mesi e bastano solo tre persone, una in auto e due a piedi, a (non) garantire la sicurezza?

Francamente no. In un circolo dove tutti hanno la propria responsabilità, servirebbe avere maggiore attenzione nell’applicazione delle legge per quanto riguarda il locale, pugno fermo di Forze dell’ordine ai quali non deve bastare il farsi vedere e un po’ più di sale nella zucca di questi giovani.