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E’ scomparso a Napoli l’architetto e artista Riccado Dalisi. Domani i funerali nella Chiesa di San Francesco d’Assisi al Vomero. Nato a Potenza il 1 maggio del 1931 ha ricoperto la cattedra di Progettazione nella Facoltà di Architettura dell’Università Federico II dove è stato direttore e docente della Scuola di specializzazione in Disegno industriale. Negli anni Settanta insieme con Sottsass, Mendini e altri è stato fondatore della Global Tools, cosiddetta architettura radicale le cui opere fanno parte delle collezioni permanenti anche del Centre Pompidou a Parigi e del Madre a Napoli. Impegnato da sempre nel sociale, nella sua ricerca espressiva ha impiegato materiali ‘poveri’. Nel 1981 ha vinto il Compasso d’oro per la ricerca sulla caffettiera napoletana. La sua creatività si è espressa tra ricerca, design, scultura, pittura, arte, artigianato. Con il Compasso di latta lanciò una iniziativa nel segno dell’ecocompatibilità e della decrescita. Ha esposto nelle principali città europee ed anche alla Biennale di Venezia, alla Triennale di Milano, al MOMA di New York, a Palazzo Reale e al MANN a Napoli. ‘In punta di piedi Riccardo ci ha lasciato’ , l’annuncio della famiglia dell’artista dato dalla pagina facebook.

Il presepe per Benevento – Il presepe che l’amministrazione comunale commissionò a Dalisi nel 2011 fu travolto dalle polemiche fin dai giorni immediatamente successivi alla sua inaugurazione. Come si legge sul sito ufficiale dell’artista: “l’installazione ricorda una porta della città che lì doveva essere un tempo collocata. E’ dunque, una nuova porta realizzata con segno moderno. Il presepe è disegnato come una leggera scrittura su lamiere di ferro. I personaggi sono messi come un fiume di citazioni, di rilievi figurativi secondo l’ordine tipico di una narrazione moderna. Qua e là sembrano voler emergere dal piano: le figure, così come il paesaggio e gli sfondi, le sagome, i richiami. L’impatto doveva avere una ricchezza al di là del senso. Al centro, in basso, appare una seconda grotta entro la quale traspare la città, quasi un arco di accesso, un varco ove si staglia lo sfondo della piazza da una parte e dall’altra. La pianta a forma di stella vuole dare una particolare illusione poetica, suggerirla, farla sentire. Così anche per la stella cometa leggerissima, sospesa alla chiave d’arco.