Si sono svolti questa mattina, da remoto, gli interrogatori di garanzia delle tre persone sannite finite ai domiciliari in merito all’inchiesta Alcatraz della Procura di Trapani. I carabinieri del comando provinciale di Trapani e il nucleo Investigativo della polizia Penitenziaria, all’alba di giovedì scorso, hanno eseguito 24 misure cautelari. Tra le persone coinvolte anche quattro di Benevento: Nicola Fallarino, 38 anni, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Cosimo Nizza, che ha ottenuto un’ulteriore ordinanza di custodia in carcere. Domiciliari per Annarita Taddeo, 32 anni, Vincenzo Piscopo, 33 anni, e Roberto Fallarino, 33 anni. Le quattro persone sono indagate, a vario titolo, per corruzione, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, abuso d’ufficio, truffa aggravata, falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, falsità ideologica, omessa denuncia di reato, evasione e accesso indebito di dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti, nonché ulteriori violazioni del codice dell’ordinamento Penitenziario.
Questa mattina l’interrogatorio di garanzia per i tre indagati finiti ai domiciliari, dove due (Taddeo e Fallarino) si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, mentre Piscopo ha spiegato di non essere a conoscenza dei fatti. Gli indagati sono difesi dagli avvocati Gerardo Giorgione, Giulia Cavaiulo, Vincenzo Sguera e Domenico Dello Iacono.
L’INCHIESTA
Tra le persone coinvolte nell’inchiesta della Procura di Trapani che ha accertato che nel carcere della città attraverso dei droni e dei palloni sarebbero stati fatti entrare droga e cellulari ci sono anche tre agenti della polizia penitenziaria.
Perno della corruzione, all’interno del Pietro Cerulli, era l’ex agente Francesco Paolo Patricolo, deceduto durante le indagini. In particolare l’ex poliziotto penitenziario avrebbe fatto avere telefonini cellulari a Nicola Fallarino, di Benevento, esponente della camorra e a Davide Monti, di Bari, affiliato alla Sacra Corona Unita. Il detenuto beneventano, inoltre, avrebbe ricevuto telefonini cellulari nascosti in un pallone di calcio che Roberto Fallarino avrebbe lanciato all’interno della casa circondariale mentre Vincenzo Piscopo faceva da “palo”. Le telecamere, piazzate dagli investigatori, hanno immortalato la scena.
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