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Dopo l’intervista concessa al Corriere della Sera, Marco Paoloni torna a parlare e lo fa in televisione. L’ex portiere del Benevento è stato ospite di Nunzia De Girolamo su Rai Tre, durante il programma “Avanti Popolo“. La conduttrice beneventana, dopo Fabrizio Corona, ha intervistato il classe 1984 originario di Civitavecchia, il quale ha rilasciato dichiarazioni scottanti sul caso calcioscommesse, rivivendo anche l’arresto avvenuto nel Sannio il 1° giugno 2011.

Arresto – E’ un evento che non potrò mai dimenticare. Ero in hotel, bussano quattro persone e mi dicono “Fai la valigia, devi venire su a Cremona a parlare col giudice”. Non mi hanno detto altro. Faccio la valigia, quando mi accompagnano in Questura a Benevento per le foto segnaletiche inizio a preoccuparmi, erano scene da film per me. La prima cosa che ho detto è stata: “Io domenica ho la partita”. Stavamo giocando la semifinale play off per andare in serie B con il Benevento. Facciamo undici ore di viaggio in macchina e mi accompagnano a Cremona, è stato il viaggio più lungo della mia vita. Ricordo che eravamo in quattro in una Punto e per undici ore mi hanno ripetuto cosa dovevo dire. E’ stato un evento rutto che non ero pronto a sostenere.

Accuse – Quella più infamante è stata quella del Minias, ma la cosa più brutta è stato il processo mediatico. Per quattro mesi sono stato sbattuto su giornali e telegiornali, descritto come il peggiore boss, il portiere che ha avvelenato e narcotizzato i compagni. I processi si fanno in aula, io avevo le carte della Procura di Cremona che dicevano il contrario e non capivo perché giornali e telegiornali dicevano che avessi fatto queste cose. Sulle carte si evinceva che acqua e tè erano state analizzate e non avevano trovato niente. Quella partita la vincemmo due a zero con la Paganese e in otto anni non è mai stata fatta vedere quella gara incriminata. Veniva sempre mostrata una gara con lo Spezia per un mio errore perché non ho mai giocato in serie A, non ero bravo per quel livello, ero un buon portiere di serie B o C. L’unico sbaglio, in quattro anni, è stata solo quella partita che non stava neanche nell’inchiesta. E’ stato montato un film per farmi apparire come volevano loro.

Scommesse – Ho sempre ammesso che scommettevo, mi sono assunto le mie responsabilità. Non ho mai detto di essermi venduto le partite e, soprattutto, di aver messo il Minias per far perdere una partita. se volevo non c’era bisogno di avvelenare i compagni per perdere, ero il portiere.

Vicinanza – Mondo del calcio e Federazione non mi sono stati assolutamente vicino, anzi. Con l’arresto del 1° giugno esco da un mondo di ricatti, minacce e da un lato è stato come un sollievo. Dopo venti giorni mi sono trovato ricattato dalla Federazione, dall’istituzione che pensavo potesse proteggermi. Quando sono venuti a sentirmi, mi hanno detto: “Basta che dici questo, questo e questo per prendere due anni”. Perché dovevo dire una cosa che non avevo fatto? “Se non la dici prendi cinque anni e smetti di giocare”. Per me quello è stato un ricatto. Sono stato l’unico che ha mantenuto sempre una linea e devo dire grazie al mio avvocato Luca Curatti di Cremona che mi è stato molto vicino e alla mia famiglia, intesa come mamma, fratelli e sorelli. Sono state le uniche persone a starmi vicino. Nel 2019, dopo il primo grado, mi sono tolto qualche sassolino dalle scarpe a livello di immagine, ma la passione e il lavoro non me li hanno ridati nessuno.

Ludopatia – Solo grazie alla dottoressa Ludovica Mattera ho capito che era solo la punta dell’iceberg del gioco. Uno deve capire il perché si arriva a quel punto. Dal mio punto di vista ha inciso la famiglia. Leggendo le cose dette su Fagioli, mi sono ritrovato in lui. Mi è venuto un brivido perché ho rivissuto determinate cose. Un mio ex compagno all’Ascoli mi fece conoscere questo mondo nel 2008, prima non lo conoscevo assolutamente. Vivevo in un’altra realtà dove ero io a decidere, c’era l’adrenalina. Alla noia non credo. Vieni trasportato in un mondo virtuale, io ho iniziato con il poker non con le scommesse, a quelle sono arrivato dopo per colpa mia. Non sono stato neanche aiutato perché vedevo gli altri che lo facevano, i miei compagni.

Mondo del calcio – All’epoca giocavo sui siti illegali e questa cosa non è uscita fuori. Giocavo su siti illegali come altri indagati e questo problema dell’illegali dei siti non è venuto fuori. Giocavano anche altri compagni e lo spogliatoio lo vivi quotidianamente. Non so fare una percentuale, ma per me gioca più del 30% dei calciatori, sono molti di più. Ho conosciuto ex compagni che scommettevano e che ancora giocano tra serie A e B, qualcuno sta anche in Federazione con cariche importanti. Dove ho giocato io ci sono stati campioni che hanno giocato anche in serie A che scommettevano insieme a me. All’epoca non ho detto niente e, a distanza di anni, quelli che reputavo amici mi hanno abbandonato. 

Sistema – Vivi lo spogliatoio, si gioca a calcio, ci sono le partite e dietro c’è tutto un mondo di scommesse. Uno lo fa anche per divertimento, però lo fanno. Bisogna dividere il discorso dello scommettere dalla ludopatia. Ok, non si può scommettere perché un articolo lo prevede, però è un problema minore. Stando a quello che ho vissuto e leggendo della questione Fagioli, secondo me deve uscire ancora tanto altro. Non arrivi a indebitarti per tre milioni di euro come dicono, lì c’è un sistema: vanno a cercare il giocatore più debole e che ha un vizio del gioco. C’è tutto un sistema nel quale mi sono ritrovato dentro. Dodici anni fa io scommettevo con il computer e la carta di credito, non era vero che i siti non ti facevano scommettere. Poi i conti arrivavano a casa e iniziavano le litigate con la mia ex moglie. Da lì, tramite giocatori della mia squadra che sapevano di questa situazione, hanno informato determinate persone.

Nomi – Non andavo in giro col registratore, ero un calciatore. Vedremo. Credevo nell’amicizia, io personalmente non l’ho trovata. Quando ti succedono queste cose, posso anche capire perché è tutto un mondo particolare. Nel 2019, con l’assoluzione, mi sarei però aspettato una telefonata per dirmi “Sono contento, ho sbagliato a pensare quella cosa”

Consiglio – Il gioco ti porta a fare cose brutte, alla fine arrivi in una realtà dove non sei più tu. Nello spogliatoio ero uno che rideva e scherzava, avevo perso anche quello. Avevo accumulato debiti, ero felice solo dentro al campo. Posso consigliare di non arrivare a quel punto di lì, di non entrare nel gioco perché ti porta solamente a rovinarti, a te e alle persone care che hai vicino.