- Pubblicità -
Tempo di lettura: 6 minuti

Benevento – Tante strette di mano, qualche discorso sul calcio e il ricordo sempre vivo dei suoi quattro anni nel Sannio. Al Tombolato c’era anche Massimo Mariotto, direttore sportivo del Benevento tra il 2008 e il 2012. Prima della gara si è intrattenuto a lungo a chiacchierare con vecchi conoscenti, addetti ai lavori e personalità istituzionali come l’ex sottosegretario Pasquale Viespoli, uno che agli appuntamenti importanti dei giallorossi non manca mai, al di là del tempo che passa e delle distanze dettate dal contachilometri. 

Mariotto lavora attualmente per conto di una società di intermediazione calcistica svizzera in qualità di scout manager per l’Italia su prospetti di medio alto livello. Era a Cittadella con l’intento di visionare possibili obiettivi e seguire un gioco sempre in evoluzione: “E’ stata una bella partita, reputo il Benevento di un’altra categoria ma il Cittadella se l’è cavata molto bene – spiega ad Anteprima24Venturato non aveva a disposizione Benedetti e Settembrini, due giocatori fondamentali per i suoi schemi. Credo che nessuno in Italia crossi bene come il terzino sinistro granata, mentre il centrocampista è determinante nel lavoro che svolge nelle due fasi. I veneti negli ultimi tempi hanno affrontato un vero e proprio tour de force, con il pareggio di Palermo nell’ultima giornata di campionato e la vittoria al primo turno play off contro lo Spezia. Gare giocate ad altissima intensità, è indubbio che qualcosa finisci per pagarlo se poi ti mancano anche due pedine così importanti”. 

Direttore, le due semifinali di andata non hanno lasciato troppo spazio ai tatticismi, non la trova un’anomalia per i play off?
“Lo è, ma è anche una notizia positiva per chi assiste alle partite. Abbiamo visto due bei match, giocati a viso aperto e senza troppi calcoli. Anche Hellas Verona-Pescara, nonostante lo zero a zero, è stata una partita ricca di occasioni da gol. Va tutto a vantaggio dello spettacolo”. 

Ha un’idea, a questo punto, su chi possa essere la favorita per la terza promozione in serie A?
“Credo che il Benevento abbia qualcosa in più, è un’idea che si è rafforzata dopo aver visto anche l’altra semifinale. Non riesco neanche a scegliere una motivazione ben precisa, ci sono talmente tanti calciatori che possono fare la differenza. Il livello tecnico è superiore nei vari Coda, Viola, Insigne, e chi più ne ha più ne metta. Credo inoltre che Bucchi stia facendo un gran bel lavoro”. 

Eppure a Benevento le scelte dell’allenatore non sono state sempre apprezzate dalla piazza, qual è la sua idea in merito?
“Ripartire dopo una retrocessione non è semplice, Bucchi ha fatto il miglior risultato della storia del Benevento in una stagione regolare, visto che ha raggiunto i 60 punti in B. Ha saputo cambiare la squadra al momento giusto, le ha dato nuovi stimoli, una nuova impronta. Ciò che è mancato al Benevento è stato fare risultato in quel trittico terribile con Livorno, Cremonese e Spezia. Con un paio di risultati utili staremmo già parlando di un’altra cosa. Ma come dico sempre, è anche questione di fortuna”. 

Un po’ ne ha avuta martedì la Strega con il gol del pari trovato su un errore di Rizzo. Vittoria meritata?
“Nel complesso penso di sì, anche se il Cittadella ha giocato molto bene. L’errore ha spianato la strada ai giallorossi, e dispiace per Rizzo perché veniva da un lungo periodo di assenza e fino a quel momento se l’era cavata molto bene. Attenzione però: l’episodio ha condizionato la sfida di andata ma non quella di ritorno. La storia recente del Cittadella è stata scritta proprio in gare di questo genere, con reazioni importanti. Guai a dare per morti i granata, al Vigorito sarà partita vera sotto ogni punto di vista. E poi l’esperienza dice che nei play off nulla è scontato”

A proposito di esperienza. Ripensa mai ai suoi anni in giallorosso?
“Di frequente. Ho vissuto stagioni importanti nel Sannio, segnate da diversi passaggi. Peccato non siano culminate con la vittoria di un campionato. A dire il vero uno lo avremmo anche vinto, considerando che nella stagione 2008/2009 arrivammo alle spalle del Gallipoli, poi condannato per illeciti. Tutti sappiamo come è andata a finire. Nelle tre stagioni successive abbiamo allestito grandi organici arrivando sempre a un passo dal traguardo. Se c’è un errore che abbiamo commesso, forse è l’aver ingaggiato troppi giocatori forti per reparto. Un gruppo vive di equilibri, esagerare non paga sempre.”. 

Benevento vive di calcio, può essere un vantaggio?
“Può esserlo quando le cose vanno per il verso giusto. Ecco, è un po’ quello che dicevo di Bucchi in precedenza. Sta facendo bene, ma c’è comunque qualche mugugno. A volte bisogna vedere le cose con maggiore freddezza, valutare e capire. Quando c’è tanto amore si finisce per non comprendere e comprendersi subito, ma ci può stare. Anche il mio rapporto con la piazza è stato particolare, con i tifosi il feeling non è mai sbocciato del tutto, ma ripensare a quegli anni con il distacco dovuto al tempo trascorso mi fa molto piacere ed è stato bello rivedere e salutare tanti beneventani a Cittadella”. 

Ha lavorato sia a Benevento con Vigorito che a Salerno con Lotito. Differenze?
“A Salerno ho vinto un campionato ma poi sono andato via per scelta. Lotito è un uragano, con lui non avrei potuto mai avere un rapporto come quello che ho invece avuto con Oreste e Ciro Vigorito, due persone dalle grandi ambizioni e aperte al dialogo con i loro collaboratori. Se il Benevento ha una struttura solida è merito di questo spirito che ha condotto a un’organizzazione ben costruita negli anni. Ora il club è pronto per la serie A. Ricordo sempre con piacere ed emozione la figura di Ciro, al quale mi lega un aneddoto particolare”.

Dica pure…
“Si riferisce alla sua grande passione per il Milan. Quando ho compiuto 40 anni Kakà mi ha regalato la sua maglia autografata, un cimelio a cui tenevo tantissimo. Sapendo che Ciro fosse tifoso del Milan, non ci ho pensato su due volte a donarla a lui. Quando il Benevento ha vinto a Milano ho pensato a quello che aveva rappresentato per me la sua persona e a quanto sarà stato felice nel vedere dall’alto i giallorossi espugnare un tempio del calcio come San Siro. Sì, in quel momento mi sono emozionato anche io”. 

La rivedremo a seguire i giallorossi, magari in caso di finale?
“Se il Benevento dovesse affrontare il Verona in finale andrei a rivederlo al Bentegodi, visto che per lavoro mi muovo soprattutto nella zona dell’Italia settentrionale. Guardo tante partite, i giallorossi quando posso li seguo come ho fatto in questi anni. E’ sempre un piacere, a Benevento è legata una parte importante della mia vita, oltre che della mia carriera”.