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Con un curriculum ed un passato politico nobile, dopo aver ricoperto gli incarichi elettivi di consigliere regionale, deputato della Repubblica e Europarlamentare, oltre che vice-sindaco di Benevento (pur per una breve parentesi), Erminia Mazzoni oggi è formalmente alla finestra ad osservare quanto accade, ma è pur sempre in movimento ad organizzare il suo presente, ma pure a valutare il suo futuro. E fors’anche per questo che il suo pensiero sulle questioni politiche del momento è oggetto di curiosità e discussione, in attesa di prossime tornate elettorali che ne possono determinare il posizionamento.
Come giudica il secondo mandato amministrativo di Mastella nella città di Benevento e quali sono le prospettive future, politiche e socioeconomiche, per il capoluogo?
“In continuità. Non c’è molto da giudicare. Non ci sono atti o iniziative di programmazione strategica sui quali poter esprimere un’opinione. E non sarebbe una lettura interessante soffermarsi sulla gestione. Posso solo condividere il disagio di una città che, mentre cerca una propria identità, è costretta ancora a confrontarsi con i problemi antichi: cesura tra centro e periferia, contrade ancora prive di allacci alla rete idrica e a quella fognaria, mobilità intra e extra comunale non funzionale, infrastrutture scolastiche inadeguate ed altro.
Sulle prospettive socioeconomiche direi che si è ancora in tempo per riorientare la spesa verso gli investimenti. Quella che stiamo vivendo è una stagione programmatoria irripetibile. Utilizzare le risorse per interventi ‘puntuali’ senza respiro è uno spreco. Mi affretterei a recuperare lo slancio di una visione integrata della città, pensando alle future generazioni per invertire il trend demografico fortemente preoccupante per la nostra comunità.
In merito alla politica la prospettiva è tutta da costruire fuori dal Comune. Negli ultimi anni nella nostra città, più che altrove, noi cittadini ci siamo messi in posizione di difesa. Abbiamo pensato più a parare i colpi che a costruire reti sociali e politiche. Direi che a Benevento ci sono oggi tutte le condizioni per dichiarare finita l’epoca del personalismo e dell’antipolitica”. 
Sembrerebbero alle porte prossime elezioni per gli organi elettivi provinciali con il ritorno della democrazia elettiva diretta. In tal senso l’onorevole Rubano l’ha pubblicamente invitata a dare un suo contributo di idee e proposte all’area moderata. Quali sono le sue considerazioni su questi temi?
“L’elezione diretta è un dato positivo. Ed è positiva la prospettiva che ci si stia determinando a far uscire le Province dal guado, partendo dal ritorno a una normalità democratica. La ‘Delrio’ ha procurato confusione di rappresentanza e competenze, come era normale attendersi da una legge priva di visione.
Con il disegno di legge in discussione ritorna il tema del governo del territorio e della definizione di modelli amministrativi di area vasta che superino le debolezze, sia finanziarie che organizzative, insite nella dimensione dell’ente comune. Penso che questa occasione debba essere sfruttata per mettere ordine nelle competenze e per eliminare le storture del nostro sistema di decentramento amministrativo. L’indicazione dovrebbe essere quella di attribuire a ciascun livello la propria funzione – programmazione, attuazione e gestione – in modo che non ci siano sovrapposizioni, con le quali giustificare le lentezze e le inefficienze dei procedimenti amministrativi e nascondere le responsabilità.
Apprezzo l’invito che Francesco Rubano ha rivolto a me e al senatore Viespoli, perché è metodologicamente il segnale di un cambiamento di approccio alla politica degli ultimi anni. Riconosce nella esperienza un elemento di arricchimento e nella squadra un punto di forza. Oggi, peraltro, il quadro nazionale è di stimolo. Si riaffacciano le idee e gli ideali e riprendono forma e dignità i partiti. La sfida di ricostruire a Benevento l’area moderata, radicando sul territorio una classe dirigente rappresentativa, è interessante e può rianimare il senso civico della partecipazione”.
Il dibattito regionale sembra concentrato solo sulla querelle tra il ‘nuovo Pd’ e il terzo mandato deluchiano. Mentre il centrodestra arranca alla ricerca di un candidato governatore spendibile. Anche su questi temi che opinione ha?
“Nel 2020 il centro sinistra ha vinto con il 70% contro il 18% del centro destra e il 9% del 5Stelle. Due anni dopo la situazione si ribalta. Alle politiche il centro sinistra è al 22%, i 5Stelle al 34% e il centro destra al 32%. Questi dati certificano che la questione Campania non è prioritariamente politica, ma personale. Naturale che questo occupi tutte le pagine dei giornali e polarizzi il dibattito, rendendo il tema del terzo mandato un braccio di ferro tra De Luca e Schlein. Cosi come è naturale che questi numeri facciano riflettere anche chi è dall’altra parte. Il centro destra ha perso il suo radicamento territoriale in regione. E non è nuovo alle ricerche affannose dei candidati. Con umiltà e senso di responsabilità la ricostruzione dell’area moderata deve partire dalla base e dalla classe dirigente e non dal candidato”.
Il Governo Meloni procede nel suo percorso, non senza saltare ostacoli, ma pure spedito anche grazie ad una opposizione più alla ricerca di se stessa che di vera contrapposizione politica. Quale è il suo giudizio su questo primo periodo ‘governativo’ della purtroppo numericamente risicata deputazione sannita (Rubano-Matera)?
“Pur nella brevità del tempo trascorso, le iniziative che ho avuto modo di seguire evidenziano un passo nobile. Preferiscono la sostanza al clamore. Mostrano senz’altro di avere a cuore le istanze del territorio e di poter essere dei buoni alfieri. Ora è necessario rafforzare l’esercito”.
Sono sempre in tanti a guardare con occhio interessato alle sue scelte. Quale potrebbe essere il suo futuro politico?
“Starò più attenta allora a meditarle. L’attenzione mi responsabilizza. Posso dire del mio presente. Il ritorno a una politica identitaria, nella quale a confrontarsi sono le idee, mi ha portata a riprendere quelle che definisco “le predicazioni sui territori”, per incontrare “uomini e donne moralmente liberi e socialmente evoluti” (Don Sturzo), convinta che i valori del popolarismo – dignità della persona, solidarietà universale, sussidiarietà, democrazia – possano essere la chiave per trovare le risposte alle grandi questioni di questo millennio: globalizzazione, povertà, guerra, migrazioni, disagio sociale e violenza. Per il resto, non sta a me rispondere. Il futuro lo prepari, non lo decidi”.