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La settimana più lunga. Quella che inizia con il cambio in panchina e finisce con il “derby” di Cerreto Sannita. In effetti, si è più parlato che giocato a Puglianello, perché il calendario ha voluto così: esordio ai box, poi prima trasferta a Pietrelcina ed altro successo con il Valle di Suessola. Due gare su quattro, nonostante ciò e due successi, è arrivato il cambio di guardia. Via Francesco Scagliarini, ecco Nicola Facchino, il meglio che si potesse scegliere alla voce “tecnici liberi”. Marco Rossano, il direttore sportivo del Puglianello, è persona che guarda sempre avanti, la polemica sull’avvicendamento in panca non lo tocca più di tanto: “Penso al presente e al futuro, quello del Puglianello adesso è di Nicola Facchino, un tecnico preparatissimo, che con la prima categoria non ha nulla a che vedere. E’ l’uomo giusto per portare avanti il progetto, sarà bravo a consolidare il gruppo con la solita attenzione ai minimi particolari che spesso fanno la differenza. L’obiettivo è portare serenità nel gruppo, stiamo provando a creare uno stile-Puglianello, quindi le polemiche non ci toccano e guardiamo avanti”.

Avanti verso un traguardo dichiarato come quello della promozione? “Non ci nascondiamo – ha proseguito Rossano – ma certamente non siamo l’unica compagine favorita. Le altre, e mi riferisco a diverse squadre sannite, hanno le carte in regola per arrivare fino in fondo. A cominciare dal prossimo avversario, l’Atletico Cerreto, che ha una rosa completa con elementi di spessore, da Curcio a Martignetti, passando per Candrina, Zerillo e bomber Magliulo. Poi c’è il Vitulano che certamente verrà fuori dopo un inizio condizionato dalla partenza di un top player come Goglia e l’infortunio di Truocchio, e poi il Pietrelcina ed il Castelpoto, squadre che soprattutto in casa potranno dire la loro. Hanno valori e giocatori importanti, ma tengono un profilo basso e non si espongono, ma chi è dell’ambiente sa che sono squadre che possono lottare per il vertice”.

Da anni costruisci squadre da primato, non sempre però vince chi ha la rosa più forte. “E’ una legge non scritta, ma una sentenza: le rose devono essere competitive per vincere, ma per spuntarla serve altro: i dettagli fanno la differenza, un infortunio, avverse condizioni, una giornata no del direttore di gara. Noi quando costruiamo le squadre facciamo di tutto per avvicinarci al progetto che abbiamo in testa, ma spesso è il contorno che decide le sorti di una stagione”.